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Intervista a Monica Montanaro Biohacking Coach

Intervista di Francesca Pietrobon

La storia di Monica Montanaro è un esempio di come la vita possa metterti di fronte a eventi imprevisti, che ti costringono a fermarti, riflettere e scegliere il modo in cui reagirai e che andrà a determinare il tuo futuro. Monica aveva una carriera stabile e consolidata nel settore del fashion design, sua ambizione fin da bambina, ma nel 2015 la diagnosi di una malattia autoimmune arriva come un fulmine a ciel sereno a stravolgere il suo mondo. Tutto cambia all’improvviso. La rabbia e la frustrazione sono le prime emozioni che si manifestano. Ma poi in Monica scatta qualcosa che la spinge a mettersi in discussione e a trovare ad ogni costo le risposte che cerca. Senza sapere che questo l’avrebbe portata a un cambiamento radicale di tutte le sue convinzioni e quindi anche delle sue prospettive.

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Monica Montanaro
Healthy Lifestyle & Biohacking Coach
info@biohackingcoach.it

Monica, come ti sei sentita e cosa ti sei sentita dire quando ti è stata diagnosticata la tua malattia? Conoscevi le sue implicazioni?

Mi è letteralmente crollato il mondo addosso. Io, Monica, sempre forte, in ottima forma e salute: come poteva essere successo proprio a me? E soprattutto, perché così senza nessun avvertimento, di punto in bianco? Solo oggi, con le conoscenze e la consapevolezza acquisite, so che una tra le caratteristiche delle patologie autoimmuni è lavorare in maniera silente. Per poi esplodere quando molli un attimo e ti rilassi.

Nel mio caso specifico, gli 8 anni prima di scoprire questa patologia, li avevo trascorsi sempre “di corsa”: un lavoro con partita iva, rapporti e situazioni non esattamente serene da gestire, un figlio e una casa da mandare avanti da sola. Tante responsabilità: troppe anche per me, che ho le spalle larghe e abituate a reggere un certo “peso” da sempre. E soprattutto, poco tempo per fermarmi ad ascoltare quello di cui realmente avevo bisogno. Per chiedermi chi fossi veramente.

Ecco, penso che nel momento in cui sono realmente riuscita a “rasserenarmi” su più fronti – lavoro, casa, affetti – … lì il mio corpo ha scelto che era il momento giusto per “farsi sentire”. E così è stato. La prima cosa che ho pensato è stata: “… Perché proprio a me!?!?”. Dopo lo sconforto iniziale – ebbene sì, mi sono pianta addosso anch’io, e sono stata davvero insopportabile per chi mi stava accanto! – ho scelto di rimboccarmi le maniche e ho iniziato a curiosare qua e là, alla ricerca del sacro Graal della salute: inizia così il mio percorso di studi da autodidatta nel fantastico e vasto mondo dell’alimentazione.

Siamo quello che mangiamo, quello che assimiliamo. E quello che pensiamo.” Niente di più vero! E nel momento in cui ne sono diventata realmente consapevole, questo è diventato un po’ il mio mantra.

Il fil rouge della direzione che la mia vita ha preso da quel preciso istante. È qui che ho iniziato a maturare sogni e ambizioni, e ad oggi posso urlare a gran voce che in realtà questa malattia autoimmune è stato il regalo più grande che la vita potesse farmi! La mia vita è cambiata profondamente, e sebbene all’inizio siano state più le difficoltà, le porte in faccia e le incomprensioni – anche e soprattutto con chi mi stava accanto – ora posso dire di essermi presa tutte le rivincite con gli interessi 😉

E anche questo mi ha motivato e spinto a scegliere Scienze Biologiche come indirizzo per completare e affinare ancora di più conoscenze e competenze: una bella sfida, alla soglia dei 40 anni!

Dei professionisti a cui ti sei rivolta, c’ stato qualcuno che ti ha aiutato ad affrontare la tua situazione con un atteggiamento costruttivo e non di rassegnazione?

Inizialmente è stato tutto fuorché semplice: mi sono scontrata con una realtà – quella della medicina “tradizionale” – che contemplava solamente il farmaco come unica via d’uscita. Che poi una via d’uscita non lo sarebbe mai stata: hai presente la ruota dei criceti? Girare in tondo e a vuoto senza trovare mai un punto di svolta: questo mi è sembrato l’approccio e questo era proprio quello che non sentivo “mio” come percorso. Ancora non immaginavo dove tutto questo mio “non accontentarmi” ed essere curiosa mi avrebbe portato. Ora lo so.

Fortunatamente, grazie anche alla testardaggine e curiosità che mi contraddistinguono, ho iniziato a cercare una via d’uscita alternativa. Finché, dopo circa un anno di ricerche, ho scoperto un approccio del tutto diverso: un approccio che più che curare i sintomi mirava dritto a comprendere la causa effettiva. E lì mi si è aperto davvero un universo! Ho avuto l’onore di incontrare sulla mia strada un medico di cui mi sono subito “fidata”perché quello che proponeva mi risuonava dentro. Era finalmente un approccio che sentivo “mio”. E dal momento in cui mi sono totalmente affidata è iniziato il mio processo di rinascita. Parlo di rinascita e non di guarigione perché si sa, le patologie autoimmuni non sono “a tempo”: sono compagne di vita con cui imparare a convivere. Tuttavia lo si può fare al meglio. Come? Con le conoscenze corrette e lo spirito giusto!

Perché pensi che le persone reagiscano in modo così differente di fronte a situazioni come la tua?

Probabilmente una componente importante è data sicuramente dal carattere. Chi conosce bene me e la mia storia sa che ho un’indole guerriera. E se mi metto in testa una cosa, non mollo fino a quando non sono riuscita ad ottenerla. Anche a costo di “lottare” contro i mulini a vento! La vita mi ha tolto tanto da subito, e questo mi ha forgiato, nel bene e nel male. Poi c’è la capacità di guardare le cose da una prospettiva diversa: l’essere “flessibili”. È una capacità che sarebbe utile coltivare sempre, a tutte le età e indipendentemente dall’ostacolo che ci è chiesto di superare.

Ultima – e non per questo meno importante – è una delle qualità che davvero fa la differenza: la curiosità. Se non fossi stata tanto curiosa quanto testarda, penso non sarei arrivata fino a qui.

Quando hai realizzato che il tuo lavoro non ti trasmetteva più l’appagamento di un tempo e cosa hai deciso di fare?

Lo switch tra le due identità è stato un percorso durato circa un anno, ed è andato di pari passo con la mia formazione in Mindset Coaching. Che dire… è stata una bella avventura! Non è stato semplice e nemmeno immediato sganciarmi da un’identità così forte e radicata come quella di Fashion Designer. Dopotutto era quello che avevo sempre desiderato di fare da quando ho ricordi! Mi rendo comunque conto che il mio Dna è anche questo, e probabilmente continuerà a vivere dentro di me.

Questo si riflette nella scelta del modo in cui comunico e mi presento. E perché no, anche in quello che è il mio concetto di salute, che mi piace pensare riesca ad essere raggiunto solo attraverso una strategia sartoriale. La salute va trattata proprio come un bell’abito su misura, e la “strategia sartoriale” è unica per ognuno di noi. È fatta di misurazioni, imbastiture, prove, “fitting“ e messe a punto dettagliate ed esaustive. Ma uniche. Ed è bello pensare che ognuno di noi, a dispetto delle diverse proposte alimentari e dei trend dell’ultimo momento, abbia una propria vestibilità unica e speciale. Ecco perché quello che funziona con me e per me, non è detto funzioni in maniera altrettanto efficace anche per te!

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Oggi ti definisci una Biohacking Coach. Tra le diverse definizioni che possiamo trovare della figura del coach (al di là delle ovvie e meno ovvie differenze rispetto al lavoro e alla formazione di uno psicologo) quella che trovo più calzante è l’essere una figura focalizzata sul raggiungimento di obiettivi specifici e concreti, concordati con il proprio cliente, indipendentemente dall’ambito (sportivo, alimentare, lavorativo,…). Sei d’accordo? E in cosa consiste nello specifico la figura del Biohacking Coach?

Assolutamente d’accordo: il coach è un “facilitatore”. Dò un’interpretazione molto personale al “biohacking”. Per me biohacking è tutto ciò che in qualche modo riesce a potenziare corpo e mente. È tutto ciò che riesce a farci guarire, non ammalare, non invecchiare – o perlomeno, farlo dignitosamente e più lentamente possibile 😉 Ho scelto proprio questa sfumatura perché è quella che più si avvicina all’idea di strategia sartoriale che ho per quanto riguarda il raggiungimento di una salute al top. E scelgo strumenti di biohacking uniti a strumenti di coaching per dare agli altri un valido supporto nel processo di cambiamento e trasformazione. Cambiamento e trasformazione verso uno stile di vita più sano ed equilibrato prima. E potenziante poi.

 

C’è richiesta di figure come la tua nella nostra società? Non essendo quella del Coach una professione regolamentata, come possono secondo te le persone orientarsi nella sua scelta?

È una figura ancora poco “compresa”, anche se nel panorama internazionale è riconosciuta ed opera in maniera davvero efficace soprattutto nel’ambito della salute. Io sono iscritta all’Associazione Professionale Nazionale del Coaching, e chi si rivolge a questa figura quantomeno dovrebbe accertarsi delle reali competenze. Oggi come oggi tanti si definiscono “coach” senza nemmeno aver frequentato un percorso serio per diventarlo realmente. Personalmente ho scelto Unicomunicazione per la mia formazione: una realtà seria, accademica e completa che mi ha permesso di specializzarmi in Mindset coaching, sfumatura molto interessante per chi, come me, ha scelto l’indirizzo salute e benessere.

Lavorare sulle abitudini e aiutare a costruire un mindset corretto e funzionale all’obiettivo è alla base di tutto. Senza questo step è impensabile riuscire a fare un buon lavoro, soprattutto se stiamo parlando di cibo e salute, temi scottanti e impegnativi da affrontare e scardinare. Attualmente affianco il Dott. Alberto Fiorentin (medico chirurgo specializzato in agopuntura e medicina orientale) con il quale ho messo a punto “Medical Nutrition Coaching”, un protocollo per “rimettersi in salute” attraverso coaching, medicina tradizionale cinese, tecniche di biohacking e supporto medico a 360°.

Con degli esempi, quanto è cambiato il tuo stile di vita e le tue abitudini quotidiane da quando hai iniziato il tuo percorso?

Il mio stile di vita è cambiato radicalmente, anche se dopo 5 anni posso di “percorsosono ancora “in evoluzione”! Non si smette mai di imparare, aggiungere tasselli importanti e sperimentare nuove strade. La vita è piena di opportunità, se solo siamo in grado di coglierle! In concreto, le belle abitudini che mi sono conquistata – e di cui non potrei più fare a meno! – sono: doccia fredda quotidiana, strategia alimentare “potenziante”, Omad, DS, bagni di luce infrarossa, lunghe passeggiate nei boschi appena possibile.

Sto lavorando molto sul respiro: attualmente è uno dei miei “talloni d’Achille e merita quindi tutta la mia attenzione. Il mio stile di vita si basa su un semplice mantra: “non rinuncia, bensì scelta”. Tutto quello che faccio nella mia quotidianità è semplicemente una scelta, e come tale la vivo. Ecco, questa consapevolezza probabilmente è stata la conquista più grande, e ne vado molto fiera!

Come ti vedi nel futuro?

Bella domanda! Non saprei… Mi auguro di rimanere sempre curiosa e testarda… quantomeno al punto giusto per continuare a migliorami e a crescere, sia come Donna, madre e compagna che come professionista.

Per chi vuole seguire la tua evoluzione, dove possiamo trovarti?

Vi aspetto sulla mia pagina Facebook o sul mio profilo Instagram!

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