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COVID19: un intervento nutrizionale può ridurne diffusione e complicanze » Paleomedicina Ungheria

Creative Commons Zero (CC0) di Anna Shvets by Pexels

Coronavirus, dieta e sistema immunitario

Possibilità di ridurre la diffusione del virus SARS-CoV-2 e aumentare la naturale resistenza alla malattia tramite intervento nutrizionale (traduzione italiana dall’originale “Possibilities of reducing the spread of the SARS-CoV-2 virus and increasing natural resistance to the disease via nutritional intervention“)

Lo scopo di questo documento è di contribuire all’efficacia della lotta contro l’attuale epidemia di SARS-CoV-2 e ridurre rapidamente il numero di complicanze fatali. I fatti scientifici che proponiamo sono noti da molto tempo; anche se sono stati confermati da ricerche recenti, non sono stati ancora stabiliti nei protocolli clinici.

Naturalmente, riguarda la diffusione e il decorso delle malattie infettive. Non siamo infettivologi, ma il nostro campo di competenza specialistico è da 10 anni la scienza nutrizionale e l’intervento nutrizionale.

Sulla base della letteratura internazionale e dell’esperienza clinica sosteniamo che ci sono alcuni semplici accorgimenti che possono essere applicati rapidamente ed efficacemente nella vita di tutti i giorni per rallentare la diffusione del virus SARS-CoV-2 e per ridurre drasticamente la gravità delle complicanze.

È noto da tempo che un aumento dell’assunzione di carboidrati aumenta il rischio di malattie infettive. È noto da tempo che un aumento dell’assunzione di carboidrati aumenta i bisogni vitaminici del corpo. Questa è una conoscenza medica consolidata; è riportato in libri di testo di biochimica e fisiologia scritti diversi decenni fa.

Le diete attuali, tuttavia, sono principalmente a base di carboidrati o ricche di carboidrati, il che è risultato di tendenze culturali e dei consigli dietetici tradizionali. Sfortunatamente, questo non è affatto favorevole alla corrente situazione di crisi epidemiologica.

Lo sviluppo di patologie croniche legate all’età negli anziani aggrava ulteriormente le conseguenze di una dieta insufficiente, a base di carboidrati. La situazione è aggravata dal fatto che la dietetica ha sempre fatto raccomandazioni basate su principi errati e non esistono specifiche raccomandazioni mediche.

La realtà di questa situazione è difficile da riconoscere perché l’assistenza sanitaria pubblica non ha esperienza medica specifica nel confrontare le diverse abitudini alimentari, questo compito è delegato agli esperti di dietetica; tuttavia, la dietetica non ha un vero riscontro clinico.

In questa situazione critica e allarmante, vorremmo attirare l’attenzione sul fatto che modificare la propria dieta può causare drastici cambiamenti nel corso dell’epidemia di COVID-19 sia in positivo che in negativo. Ciò spiega in parte la differenza significativa nei tassi di mortalità tra paesi e culture diverse.

Il consumo di carboidrati contribuisce significativamente alla replicazione virale e aumenta il bisogno di vitamine per il corpo. Questi due soli fatti noti influenzano in modo significativo lo sviluppo e decorso della malattia. Un’ampia assunzione di carboidrati può persino interferire con la funzione fisiologica del sistema immunitario, riducendo così in modo significativo la capacità di difesa del corpo.

Ciò è dovuto a noti fenomeni scientifici. La vitamina C e la vitamina D sono due elementi chiave per il funzionamento fisiologico del sistema immunitario. Il rifornimento del corpo umano di queste vitamine determina in che misura l’infezione colpisce il corpo e l’emergere di complicazioni.

Tutti gli studi fino ad oggi hanno confermato che i livelli di queste vitamine sono significativamente bassi in caso di malattie infettive e condizioni mediche croniche, il che peggiora gravemente le possibilità di recupero dei pazienti e comporta ulteriori rischi per la salute. Questo è ciò che rende gli anziani fascia d’età più vulnerabile.

Tuttavia, molti studi hanno anche dimostrato che l’assunzione aggiuntiva di queste vitamine attraverso gli integratori risulta inefficace e non influisce sulla morbilità o sulla mortalità.

Questi fenomeni fisiologici e immunologici possono essere ricondotti ai seguenti fattori:

VITAMINA C E ANTAGONISMO CON IL GLUCOSIO

Per quanto riguarda la vitamina C, esiste il cosiddetto antagonismo del glucosio-ascorbato dovuto alla somiglianza di struttura delle molecole della vitamina C e del glucosio. Anche se il plasma sanguigno contiene molta vitamina C, non può entrare efficacemente nelle cellule se è inibita dal concomitante presenza di glucosio, che è un antagonista competitivo.

Come risultato di questo fenomeno, il contenuto di acido ascorbico delle cellule e il livello di glucosio nel sangue sono inversamente proporzionali: più alto è il livello di glucosio nel sangue, più basso è il livello di acido ascorbico cellulare.

Questo è particolarmente vero per le cellule coinvolte nella difesa immunitaria, che idealmente potrebbero accumulare fino a 100 volte il livello di acido ascorbico nel sangue.

Alti livelli di vitamina C nelle cellule del sistema immunitario sono fondamentali per un’efficace risposta immunitaria. Di conseguenza, una dieta ricca di carboidrati inibirà la funzione della vitamina C, quindi il potenziale di riduzione della vitamina C, che è alla base della risposta immunitaria, non prevarrà, con conseguente risposta immunitaria “debole”.

VITAMINA D BIOLOGICAMENTE ATTIVA

La vitamina D può essere biologicamente inattiva e attiva. La conversione dalla forma inattiva alla forma attiva è catalizzata dall’enzima 1-alfa-idrossilasi prevalentemente nel rene ma anche in altre cellule.

Anche il più piccolo aumento dei livelli di fruttosio nei reni blocca l’enzima 1-alfa-idrossilasi, rendendo impossibile la conversione della vitamina D inattiva. Questo fenomeno influenza in modo fondamentale la funzione fisiologica della vitamina D.

Il consumo di frutta può ridurre in modo significativo o interrompere a lungo la conversione della vitamina D nella sua forma attiva; tutti gli alimenti contenenti il fruttosio possono farlo. Ciò richiede un cambiamento radicale nell’interpretazione degli effetti fisiologici derivanti dal consumo di frutta.

VITAMINE ARTIFICIALI

L’efficacia fisiologica delle vitamine artificiali è stata oggetto di dibattiti accesi. Un ampio sondaggio condotto dal governo danese ha rivelato che le vitamine necessarie agli umani si trovano nelle frattaglie animali. Inoltre, secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, la credenza che le vitamine si disintegrano quando esposte al calore, cioè quando cuciniamo, è sbagliata; è vero solo per le vitamine nelle piante. Le frattaglie animali (contenenti vitamina C con concentrazioni da 50 a 100 volte superiore), sorprendentemente, hanno una stabilità molto elevata al calore, il che significa che il contenuto di vitamina C non diminuisce durante la cottura.

Questi sono fatti scientifici che, sebbene discussi in letteratura, non sono ancora ampiamente conosciuti. La loro attuazione pratica è praticamente inesistente nelle attuali raccomandazioni nutrizionale, soprattutto in ambito clinico.

LA CHETOSI NUTRIZIONALE

Le autorità e gli esperti canadesi hanno condotto ricerche sull’epidemia di H1N1; fu chiaramente stabilito che il più alto fattore di rischio era l’assunzione estesa di carboidrati e la maggior parte delle persone gravemente colpita dal virus era diabetica.

Sfortunatamente, la chetosi è un concetto sconosciuto nella pratica clinica e medica, anche se il team, guidato dal professor Miklós Julesz, condusse ricerche pertinenti tra il 1930 e il 1960.

La chetosi è l’esatto contrario di una dieta a base di carboidrati. Qui, vorremmo attirare l’attenzione a uno studio molto recente che ha dimostrato che il recupero di energia non da carboidrati, cioè la chetosi, può fornire protezione contro le infezioni. È noto anche il processo fisiologico specifico.

I fatti di cui sopra si basano su conoscenze fisiologiche e biochimiche. Ovviamente, c’è un motivo per cui non hanno guadagnato ampio terreno nella mentalità clinica. Ora, in questa crisi, potrebbe essere il momento di riconsiderare i principi nutrizionali di base per gestire il COVID-19 e proteggere la popolazione. Ciò richiede un approccio non ortodosso, che prima o tardi sarà inevitabile.

Cosa può e deve essere fatto nella situazione attuale:

Secondo i fatti scientifici sopra menzionati, un ridotto consumo di carboidrati riduce significativamente il rischio di infezioni gravi.

Il consumo giornaliero di una piccola quantità di grassi animali (circa 100 g) è importante per il nostro bilancio vitaminico ed energetico. Le più efficaci fonti di vitamine, come sostenuto, sono pezzi di frattaglie animali, che devono essere assunte regolarmente nella dieta.

La dieta e la gastronomia ungheresi tradizionali si adattano a questo e sono familiari al popolo ungherese.

Non c’è dubbio che questa conoscenza appaia contraddittoria e sorprendente, ma è scientificamente e clinicamente validata. Vorremmo anche sottolineare che questa semplice metodologia tende a incontrare valutazioni superficiali e di solito viene rifiutata senza essere nemmeno presa in considerazione. Tale comportamento scientifico e generalmente umano è chiamato “Riflesso di Semmelweis” nella letteratura internazionale. Non abbiamo bisogno di spiegare il perché (“Il riflesso di Semmelweis descrive l’idea che l’establishment scientifico inizialmente rifiuterà una nuova scoperta “riflessivamente”, cioè senza una verifica sufficiente, e preferirà combattere piuttosto che sostenere l’autore se contraddice norme o credenze diffuse” Wikipedia, ndt)

La validità scientifica delle nostre dichiarazioni deve essere compresa alla luce dei rilevanti risultati di sperimentazione clinica umana e animale.

Naturalmente, riteniamo le misure epidemiologiche adottate dal governo ungherese di grande importanza. Al fine di combattere efficacemente l’attuale epidemia e al fine di ridurre rapidamente il rischio di complicazioni fatali, raccomandiamo un esame approfondito di questi fatti. Siamo pronti a trasmettere le conoscenze accumulate durante la nostra pratica di intervento nutrizionale.

Dr Zsófia Clemens PhD, neurobiologist, Head of Institution
Dr Csaba Tóth, GP, nutritional intervention physician
Dr Andrea Dabóczi, nutritional intervention physician
Dr Enikő Andrásofszky, former Chief Medical Officer, radiologist, nutritional intervention physician
Dr Réka Horváth, nutritional intervention physician
Dr Gábor Kolonics, GP, occupational physician, nutritional intervention physician

Publication list: https://www.researchgate.net/profile/Zsofia_Clemens

Budapest, March 24, 2020

ICMNI – Medical Rehabilitation Centre, Budapest International Centre for Medical Nutritional Intervention Budapest, Hungary

Tel: +36702808047
Email: info.icmni@gmail.com

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