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Western Diet, Western Diseases » Gary Taubes

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Gary Taubes , giornalista scientifico, è il più celebre esperto di alimentazione americano.

Western Diet, Western Diseases

L’associazione tra le malattie croniche e la dieta occidentale

L’associazione tra le malattie croniche e lo stile di vita e la dieta occidentale fu notata per la prima volta alla metà del diciannovesimo secolo, quando un medico francese di nome Stanislas Tanchou osservò che “il cancro, come la demenza, sembrano aumentare di pari passo al progresso della civilizzazione”. Al giorno d’oggi, come ha rilevato Michael Pollan, questo fatto è indiscutibile. Seguire diete occidentali porta all’insorgenza di malattie occidentali, in modo particolare: obesità, diabete, malattie cardiache e cancro.

Questa è una delle prime ragioni per cui gli esperti della salute pubblica credono che siano la dieta e lo stile di vita la causa per tutte le malattie, anche il cancro e che non si tratti dunque solamente di sfortuna o di geni cattivi.

Per farsi un’idea del tipo di prove moderne a sostegno di questa convinzione, prendiamo in considerazione il cancro al seno. In Giappone questa malattia è abbastanza rara, certamente non il flagello che è per le donne americane. Ma quando le donne giapponesi emigrano negli Stati Uniti ci vogliono solo due generazioni affinché le loro discendenti sperimentino gli stessi tassi di cancro al seno di tutti gli altri gruppi etnici locali.

Questa è una prova evidente del fatto che ci sia qualcosa nello stile di vita o nella dieta americana che provoca il cancro al seno. Il problema è cosa. Potremmo pensare, al contrario, che c’è qualcosa nello stile di vita o nella dieta giapponese che protegge dal cancro al seno, ma simili tendenze sono state rilevate nella popolazione Inuit, in cui il cancro al seno era praticamente inesistente prima degli anni ’60; e così per altre etnie, come i nativi americani Pima.

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The Pima Indians have a genetic factor that causes them to be able to better process sugar and store fat. This is most likely due to the fact that many Pima Indians often did not have a continuous reliable food source, and so those who were able to store fat best survived longer than those that could not. Therefore eventually this gene was selected for and evolved into the genetic make-up of the Pima, leading them to be prone to diabetes. It was determined that insulin resistance was the largest predictor of type II diabetes (Bogardus, Clifton. “Insulin Resistance and Insulin Secretory Dysfunction as Precursors of Non-Insulin-Dependent Diabetes Mellitus: Prospective Studies of Pima Indians.” New England Journal of Medicine: 1988-1992, anthropology.msu.edu).

In tutte queste popolazioni l’incidenza di cancro al seno è bassissima finché continuano a seguire le loro diete tradizionali, e cresce significativamente, quando non in modo drammatico, quando si “occidentalizzano”. Il cancro al colon è dieci volte più comune nelle zone rurali del Connecticut che in Nigeria. L’Alzheimer è molto più comune tra i giapponesi americani che tra i giapponesi che vivono in Giappone; ed è due volte più comune tra gli afroamericani che tra gli africani rurali.

Scegli una malattia dalla lista delle malattie occidentali e un paio di località – una urbana e una rurale, o una occidentale e una non occidentale –, metti a confronto le persone dello stesso gruppo di età e vedrai che quella malattia sarà sempre più comune nelle zone urbane e occidentalizzate e meno in tutte le altre.

I nutrizionisti e le autorità nel campo della salute pubblica hanno risposto a queste osservazioni mettendo sotto accusa tutti gli aspetti di ciò che credono siano la dieta e lo stile di vita occidentali. Definiscono la dieta occidentale come ricca di carne, alimenti trasformati, zucchero e calorie, con un basso apporto di verdure, frutta o cereali integrali. Definiscono la dieta occidentale come sedentaria. Se stiamo lontano dalla carne, ci dicono, evitiamo cibi processati e zuccheri, mangiamo meno o almeno non troppo, soprattutto verdura e frutta, e facciamo esercizio, preverremo queste malattie e vivremo più a lungo.

Il problema con questo approccio è l’assunzione di base, che ogni aspetto della dieta occidentale sia negativo. Così finiscono per incriminare tutto, sentendo di aver fatto il proprio lavoro. E se invece solo alcuni aspetti della dieta occidentale fossero deleteri per la nostra salute e gli altri fossero del tutto benefici? Dopo tutto, anche il cancro ai polmoni è una malattia occidentale, ma non diamo la colpa alla dieta e alla vita sedentaria, solo alle sigarette. E la ragione per cui sappiamo che le sigarette sono responsabili è perché sappiamo che il cancro ai polmoni è una malattia molto più comune nei fumatori che nei non fumatori.

È utile (come lo è quando viene commesso un crimine) restringere l’elenco degli indagati. Innanzitutto, tra le popolazioni non occidentalizzate che sono state ben studiate, alcune delle quali si nutrono esclusivamente di carne o di carne e pesce, e nient’affatto di frutta e verdura – di nuovo gli Inuit sono un esempio, come lo sono i Masai – il cancro, le malattie cardiache, il diabete o l’obesità sono praticamente inesistenti. Ciò suggerisce che il consumo di carne non è la causa di queste malattie e che non è nemmeno necessaria abbondante frutta e verdura per prevenirle.

In effetti, quando la disparità nei tassi di cancro tra società occidentali e non occidentalizzate fu studiata attivamente per la prima volta un secolo fa, fu avanzata l’idea che il consumo di carne fosse la causa del cancro e che popolazioni isolate fossero protette contro di esso mangiando principalmente vegetali. Questa idea fu abbandonata per lo stesso motivo per cui ora dovrebbe esserlo tuttora: non si riuscì a spiegare perché il cancro era prevalente tra le società vegetariane – gli Indù in India, ad esempio, “per cui il polpettone è un abominio” come descrisse un medico britannico nel 1899 – e raro o assente tra gli Inuit, i Masai, i nativi americani delle Grandi Pianure e altre popolazioni prevalentemente carnivore.

Chiaramente, come sottolinea Pollan, l’essere umano può adattarsi a una vasta gamma di diete non occidentali, da quelle esclusivamente di origine animale a quelle prevalentemente, se non esclusivamente, vegetariane. Se tutta queste popolazioni sono effettivamente libere dalle malattie occidentali, come apparentemente sono, la domanda più logica da porre è che cosa distingue le diete occidentali dalle diete di tutte questa popolazioni, non solo alcune di esse (quelle che mangiano molta frutta e verdura, ad esempio, e poca carne). La risposta, si scopre, è: gli stessi alimenti che erano completamente assenti tra le popolazioni dei cacciatori-raccoglitori: cereali, latticini, bevande, oli vegetali e condimenti, zucchero e caramelle.

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I ricercatori che hanno studiato queste prove negli anni ’50 e ’60 – a Thomas “Peter” Cleave e George Campbell, co-autori di Diabetes, Coronary Thrombosis and the Saccharine Disease (1966), spetta il maggior merito – hanno sottolineato che quando popolazioni isolate iniziano a mangiare cibi occidentali, lo zucchero e la farina bianca sono invariabilmente i primi, perché questi alimenti possono essere trasportati in tutto il mondo come oggetti di commercio senza marcire o essere divorati lungo la strada da roditori o insetti. Gli Inuit, ad esempio, abituati a una alimentazione basata su carne di foca, caribù e balena, da quando hanno introdotto zucchero e farina (cracker e pane) hanno cominciato a soffrire di malattie tipicamente occidentali. Lo stesso è accaduto ai Kikuyu del Kenya, ai Masaai e agli abitanti delle isole a sud del Pacifico – mangiatori di carne di maiale, pesce fresco, cocco. Non sembra dunque una buona idea cominciare a considerare lo zucchero e le farine come le cause principali delle malattie occidentali?

A me sembra perfettamente ragionevole e spero lo sia anche per te. Ma sono stato criticato per lo stesso motivo per cui vengono criticate le diete a basso contenuto di carboidrati: si scontra con l’idea che siano i grassi alimentare a causare le malattie cardiache, l’ipotesi preferita dai nutrizionisti negli Stati Uniti. Questi nutrizionisti sono semplicemente inconsapevoli della profondità storica e geografica delle prove che incriminano ormai definitivamente lo zucchero e le farine.

Leggi anche: Diabete insulino resistente e il mistero del 2+2 non fa 4 » Prof. Geppy Ribaudo

(Traduzione dal testo inglese, tratto da Gary Taubes, Why We Get Fat – And What to Do About It, 2010)