19 Mar Non c’è D senza K, non solo per la salute delle ossa » Dott.ssa Irene Palazzi
Non tutti conoscono l’esistenza, quindi il ruolo della vitamina K2. Più famosa è la vitamina D che nella sua forma attiva D3 (1,25- diiidrossicolecalciferolo) è coinvolta non solo nel metabolismo osseo permettendo il riassorbimento di calcio e fosforo a livello intestinale, del calcio anche a livello renale, ma che agisce anche come ormone, un messaggero che porta il segnale a un distretto del corpo lontano fino al nucleo delle cellule che predispongono una risposta specifica.
La sua importanza la si riconosce correlando una sua insufficienza ematica, al di sotto dei 30 ng/ml, all’insorgere delle malattie autoimmuni (psoriasi, diabete di tipo 1, tiroiditi autoimmuni, ecc..), della fibromialgia, di malattie infiammatorie croniche intestinali, a sintomi legati alla depressione, all’aumento del rischio di tumore in generale, a malattie cardiovascolari.
Ma cosa dire della misconosciuta vitamina K2?
In realtà esiste una famiglia di vitamina K, di diverse forme chimiche, ma senza addentrarsi nella chimica più complessa e, per chi ne è appassionato, meravigliosamente esplicativa riguardo i meccanismi che rendono possibile la vita, metterò brevemente la lente di ingrandimento sulla funzione della K1 o fillochinone e la K2 o menachinone (MK) la quale a sua volta si differenzia in MK-4 MK-7 MK-10, e altre.
La vitamina K in genere attiva un numero di speciali proteine nel corpo che hanno ruolo di enzimi, i quali permettono le razioni chimiche di costruzione o divisione di molecole o attivazione o inibizione di ormoni nel nostro organismo, insieme a degli “aiutanti” chiamati cofattori enzimatici.
Vitamina K2 e osteocalcina
La vitamina K2 di tipo MK-7 è cofattore che aiuta la carbossilasi vitamina K-dipedente, l’enzima che attiva l’osteocalcina. Che complicata la vita, ma siamo solo ai primi step.
L’osteocalcina è un ormone di natura proteica che, se attiva, oltre ad aumentare la sensibilità insulinica, migliorare la salute metabolica e ormonale, a incrementare la resa delle prestazioni sportive, permette di far entrare il calcio nei denti e nelle ossa.
La proteina GLA della matrice
C’è un’altra proteina MGP (proteina GLA della matrice), che impedisce che il calcio venga depositato nei tessuti molli (pelle, vene, arterie) e la sua produzione è stimolata dalla vitamina K2 dalla forma MK-4.
Negli animali e nell’uomo quando la MGP è scarsa o inattivata, c’è un fortissimo rischio di calcificazione dei vasi sanguigni che concorre all’alterazione delle funzioni endoteliali delle arterie quindi all’innesco di eventi cardiovascolari.
La situazione diventa più drammatica se a ciò si aggiungono fattori di rischio cardiovascolari come glicemia elevata, pressione sanguigna alta, colesterolo LDL-C ossidato (alti livelli di lipoproteina-a), displipidemie, omocisteina alta, ecc.
Ed è ormai risaputo che quando alle ossa manca un mattone fondamentale quale è il calcio, ci si predispone a quella condizione di osteopenia che è anticamera dell’osteoporosi.
Inoltre la forma MK-4 regola in positivo l’espressione genica (ne accende alcuni coinvolti nella riproduzione degli ormoni sessuali, ne spegne altri coinvolti nei processi di cancerogenesi).
Vitamina K2: le fonti alimentari
Esistono fonti alimentari animali preferenziali dove si possono trovare vari gradienti di concentrazione di vitamina K2 (la forma attiva ed utile): carni di animali nutriti a erba (manzo, maiale, polli sempre allevati a foraggio), tuorlo d’uovo di galline cresciute all’aria aperta e al sole, nutrite secondo natura quindi con lombrichi, insetti ed erbe spontanee.
Perché è importante l’alimentazione ad erba?
In essa (e nei vegetali che mangiamo noi umani) si trova la forma di vitamina K1 la quale è legata alla clorofilla (quella molecola che dona il colore verde alla vegetazione) e viene convertita in K2 dal metabolismo dell’animale (e in quello dell’uomo? Verrà convertita con la stessa efficacia?) che ritroveremo nei tessuti muscolari delle carni. Ecco una ragione in più per non consumare uova convenzionali, bestiame, pollame e animali allevati con metodi non sostenibili e contro natura e mangimi non green.
Inoltre se essi si nutrono di mangimi costituiti da mais, soia e cibo non green, assumeremo anche gli acidi grassi omega-6 dai quali derivano, infiammatori e nemici per il cuore, anziché acidi grassi omega-3, alleati ed antifiammatori. Così come altre sostanze derivate dal grano come le lectine, proteine che mimano l’azione insulinica, aumentano l’insulino-resistenza e la leptino-resistenza, contribuendo al rischio di obesità e comorbidità di origine infiammatoria soprattutto a livello intestinale.
[Leggi anche: Il consumo di carne rossa allunga la vita | Grass Fed Italia]
Quindi cosa è bene tenere presente?
Assumere calcio sì, per una dose di 1000 mg/die per la popolazione generale e relative modificazione personalizzate per le fasce d’età e stati parafisiologici particolari (infanzia, gravidanza, senilità, sportivo agonistico, malnutrizione), ma non senza adeguati apporti di vitamina D3 (in media 2000UI/die) per l’assorbimento di tale minerale e non solo.
La vitamina D3 si ottiene principalmente con i raggi UV del sole a partire dal suo precursore che si trova nella nostra pelle, che deriva dal colesterolo, e poi attivata in organi specifici del corpo e da alcune cellule.
[Leggi anche: L’Ormone D, più che una semplice vitamina | Dott. Francesco Balducci]
Poco si ottiene dalla dieta, e gli stessi alimenti in cui è presente – fase grassa del latte e derivati, funghi per la forma vegetale e non attiva D2, alghe, pesce grasso – potrebbero non essere indicati per altri motivi come reazione avverse a tali alimenti o intolleranze franche, condizioni di immunità alterate, patologie metaboliche, condizioni cliniche oncologiche.
Ma soprattutto assumere K2 in dosi giornaliere auspicabili di 100-200 µg/die (attenzione specifica per chi assume farmaci anticoagulanti e per chi soffre di nefropatie). Non si deve dimenticare che la K2 non viene conservata facilmente nel corpo, pertanto è indispensabile una sua assunzione costante, che verrebbe assicurata attraverso un regime alimentare che preveda alimenti veri, interi, di stagione e locali.
La via della supplementazione attraverso integratori specifici dovrebbe essere considerata a mio avviso di più di quanto non si faccia attualmente, in quanto è difficile raggiungere la quota ottimale di K2 attraverso la sola dieta nella nostra società troppo industrializzata.
Dott.ssa Irene Palazzi
[Leggi anche: “BIG 5” integratori che non dovrebbero MAI mancare nel tuo scaffale | Alessio Vilardi]