03 Ago Il ruolo del glutine nell’infiammazione cerebrale » David Perlmutter
Il ruolo del glutine nell’infiammazione cerebrale
Estratti dal libro “La Dieta Intelligente — Perché grano, carboidrati e zuccheri minacciano il nostro cervello” di David Perlmutter, 2013.
Molti sono i miti intramontabili sul gruppo di malattie degenerative del cervello che comprende l’Alzheimer: è genetico, è inevitabile con l’età, è un dato di fatto se si vive fino agli ottanta e oltre. Sono qui per dirvi che la sorte del vostro cervello non è una questione di geni. Non è inevitabile. E se soffrite di un altro tipo di disturbo cerebrale, per esempio di mal di testa cronico, di depressione, di epilessia o di estremi sbalzi d’umore, il colpevole potrebbe non essere codificato nel vostro DNA. Egli, invece, si nasconde nel cibo che consumate.
Sì, avete letto bene: le disfunzioni del cervello derivano dal pane quotidiano, e ve lo dimostrerò. Lo ripeto, perché mi rendo conto che suona assurdo: i cereali moderni stanno silenziosamnete distruggendo il vostro cervello. Con “moderni” non intendo solo le farine bianche, la pasta e il riso raffinati che sono già stati demonizzati dai nemici dell’obesità; mi riferisco a tutti i cereali che tanti di noi adottano considerandoli sani: grano e cereali integrali, multicereali, sette cereali, macinati a pietra e così via. […]
Durante lo scorso secolo siamo passati da una dieta ad alto tenore di grassi ma basso di carboidrati a quella odierna, a basso tenore di grassi e alto di carboidrati, comporta essenzialmente da cereali e altri carboidrati dannosi. Credo che questo mutamento sia all’origine di molte delle piaghe moderne che colpiscono il cervello, come mal di testa cronici, insonnia, ansia, depressione, epilessia, disturbi motori, schizofrenia, disturbo da deficit di attenzione e iperattività, e di quei momenti della vecchiaia che sono con buona probabilità forieri di un grave declino cognitivo e di patologie cerebrali conclamate, irreversibili, non trattabili e incurabili. […]
L’idea che il cervello sia sensibile a ciò che mangiamo circola senza clamore nella più prestigiosa letteratura medica recente. Queste informazioni devono essere rese note al pubblico, sempre più spesso vittima dell’inganno di un’industria che vende alimenti spacciati per “nutrienti”. […]
Al di là di calorie, grassi, proteine e micronutrienti, sappiamo ormai che il cibo è un potente modulatore epigenetico, vale a dire in grado di modificare il nostro DNA in meglio o in peggio.
Non ci sono dubbi che uno degli eventi più rilevanti e di maggior portata nel decisivo declino della salute cerebrale della società moderna è stato l’introduzione nella dieta umana del grano. Sebbene sia vero che i nostri progenitori del neolitico consumavano minuscole quantitià di questo cereale, quello che ora chiamiamo grano somiglia ben poco alla varietà selvatica monococco conosciuta dai nostri antenati. Con l’ibridazione moderna e la tecnologia di modificazione genetica, gli oltre sessanta chilogrammi di grano che l’americano medio consuma ogni anni non denotano quasi nessuna somiglianza genetica, strutturale o chimica con ciò che potrebbero aver incontrato quegli antici cacciatori-raccoglitori. Ed è questo il problema: stiamo sfidando la nostra fisiologia con sempre più componenti ai quali non siamo geneticamente preparati. L’industria alimentare moderna ha permesso di coltivare cereali contenenti fino a quaranta volte il glutine dei cereali coltivati appena qualche decennio fa. Non si sa se sia avvenuto nell’intento di incrementare la resa, di farli risultare più gradevoli al palato, o per entrambi i motivi. Una cosa è certa: i cereali moderni contenenti glutine creano più dipendenza che mai […]
Come neurologo che esercita la professione e si occupa, giorno dopo giorno, di individui in cerca di risposte a patologie cerebrali debilitanti e di famiglie che faticano ad affrontare la perdita delle facoltà mentali di un proprio caro, ho l’obbligo di andare a fondo della questione. Forse è perché non sono solo un neurologo iscritto all’albo, ma anche un membro dell’American College of Nutrition: l’unico dottore nel paese in possesso di queste due credenziali. Inoltre, sono membro fondatore e ricercatore dell’American Board of Integrative and Holistic Medicine, ente americano di medicina integrativa e olistica, il che mi consente una prospettiva unica sul rapporto tra l’alimentazione e il modo in cui funziona il nostro cervello. […]
Ormai è abbastanza risaputo che una piccola percentuale dei sistemi digestivi della popolazione è sensibile al glutine, la proteina che si trova in grano, orzo e segale ma è possibile che il cervello di tutti abbia una reazione negativa a questa componente? Il glutine è quello che definirei un “virus silenzioso”. Riguarda noi tutti. Può infliggere danni duraturi senza essere avvertito.
Questa sostanza non è un problema soltanto per i soggetti affetti dal vero e proprio morbo celiaco, una malattia autoimmune che colpisce una minoranza circoscritta. Fino al 40% di noi non riesce a metabolizzare il glutine in maniera adeguata e il restante 60% potrebbe essere a rischio. Un crescente numero di studi sta confermando il legame tra sensibilità al glutine e disturbi del sistema nervoso. Questo vale anche per soggetti che non hanno problemi a digerire il glutine e risultano negativi alla sensibilità a questo complesso di proteine. Lo vedo tutti i giorni nel mio ambulatorio. Molti pazienti vengono da me dopo aver “provato tutto” ed essere stati da un mucchio di altri dottori in cerca d’aiuto. Che si tratti di mal di testa ed emicranie, sindrome di Tourette, crisi epilettiche, insonnia, ansia, sindrome da deficit di attenzione e iperattività, depressione, una delle prime cose che faccio è prescrivere l’eliminazione totale del glutine dalla loro dieta. E i risultati continuano a sbalordirmi.
Ormai è da qualche tempo che i ricercatori individuano nell’infiammazione la pietra angolare di tutte le patologie degenerative. E ciò che stanno riscontrando è che il glutine (e una dieta ricca di carboidrati, a dirla tutta) è fra i principali stimolatori di vie infiammatorie che arrivano al cervello. […]
Il glutine (dal latino gluten, “colla”) è un complesso di proteine che agisce come un materiale adesivo, tenendo insieme la farina per preparare prodotti come il pane, i cracker, i prodotti da forno e l’impasto per la pizza. Quando date un morso a un soffice muffin o stendete l’impasto della pizza, dovete ringraziare il glutine. […]
La maggioranza degli americani consuma il glutine attraverso il grano, ma lo si trova anche in vari cereali inclusi segale, orzo, farro, kamut e bulgur. È uno dei più diffusi additivi alimentari sul pianeta: essendo un agente stabilizzante affidabile, aiuta i formaggi da spalmare e le margarine a conservare la loro consistenza omogenea, impedisce alle salse di “impazzire” e ai sughi di rapprendersi.
Il glutine non è una singola molecola; esso è composta da due gruppi principali di proteine, le glutenine e le gliadine. Una persona può essere sensibile a una o all’altra di queste proteine o a una delle dodici diverse componenti più piccole della gliadina. Una qualunque di queste potrebbe provocare una reazione di sensibilità che conduce al processo infiammatorio. […]
A prescindere dalle reazione estreme che portano a una malattia autoimmune come la celiachia, la chiave per capire la sensibilità al glutine è la sua capacità di coinvolgere qualsiasi organo del corpo, anche risparmiando del tutto l’intestino tenue.
Nel caso del glutine, la sua qualità “collosa” interferisce con la scomposizione e l’assorbimento dei nutrienti. Come potete immaginare, il cibo mal digerito, comporta un residuo pastoso nell’intestino, che allerta il sistema immunitario affinche entri in azione, con il risultato finale di un attacco contro la parete dell’intestino tenue. I sintomi lamentati sono dolore addominale, nausea, diarrea, costipazione e sofferenza intestinale. Alcune persone, tuttavia pur non sperimentando segni evidenti di problemi gastrointestinali, potrebbero subiro un attacco silente altrove nell’organismo, per esempio nel sistema nervoso.
Ricordatevi che, quando reagisce in modo negativo a un alimento, il corpo tenta di controllare i danni inviando molecole messaggere dell’infiammazione per etichettare le particelle alimentari come nemiche. Ciò induce il sistema immunitario a continuare a inviare sostanze chimiche infiammatorie nel tentativo di spazzare via i nemici. Spesso questo processo danneggia i tessuti compromettendo le pareti dell’intestino, un disturbo noto come “permeabilità intestinale”. Quando un soggetto ne soffre, sarà molto suscettibile a ulteriori intolleranze alimentari in futuro. E l’aggressione dell’infiammazione può anche comportare il rischio di sviluppare una malattia autoimmune. […]
“Ci sono voluti quasi 2000 anni per rendersi conto che una comune proteina alimentare, introdotta nella dieta umana piuttosto tardi in termini evoluzionistici (circa 10.000 anni fa), può provocare malattie non solo dell’intestino, ma anche della pelle e del sistema nervoso. Le manifestazioni neurologiche multiformi della sensibilità al gltine possono verificarsi senza alcun conivolgimento dell’intestino e i neurologi devono pertano acquisire familiarità con le comuni manifestazioni neurologiche e gli strumenti per diagnosticare questo disturbo” (Gluten Sensitivity as a Neurological Illness, Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry, 2002)