
05 Mar Powerlift e Sport: Binomio vincente (Parte 1) » Alessio Vilardi
Powerlift e Sport: binomio vincente
Succede spesso, troppo spesso: allenatori di qualsiasi sport (atletica in primis) che, impregnati di saccenza e tanta “umiltà”, si spacciano per tecnici esperti di sollevamento pesi: squat, stacchi, clean and jerk, snatch, eccentriche, isometriche, mezzi movimenti, quarti di movimento,… e chi più ne ha più ne metta.
Tutti alla ricerca di esercitazioni di forza specifica, ovvero quella che tiene conto di ergogenesi dei sistemi energetici, piani del movimento, muscoli motori primari, r.o.m, vettori di forza e azioni dei muscoli dominanti.
Tutto molto bello e molto spesso funzionante. Il problema dov’è? Il problema risiede in aberranti esecuzioni tecniche, lontane anni luce dal modello ideale, cioè quello che comporterebbe l’acquisizione di uno schema motorio corretto, chiaramente adattabile in base alle caratteristiche fisiche del soggetto (prendendo un esempio concreto, lo squat di un ragazzo con un rapporto femore/tibia a vantaggio del primo, sarà completamente diverso da quello di un individuo con ossa di pari lunghezza, ma il modello, la forma, resteranno le stesse).
Invece siamo soliti vedere i seguenti errori (parlando sempre di un esercizio comune a molte programmazioni sportive, ovvero di squat):
– stance (divaricamento delle gambe) uguale per tutti;
– respirazione lasciata al caso (si dovrebbe inspirare prima di cominciare la fase eccentrica/di discesa, trattenere il fiato in accosciata e a inizio fase concentrica/di risalita, ed espirare nell’ultimissimo tratto per sfruttare a pieno la cosiddetta “manovra di valsalva”, quella che permette di proteggere i nostri dischi intervertebrali e che agisce come vero e proprio propulsore, vista la grande pressione intratoracica ed intraddominale precedentemente venutasi a creare con l’incameramento di aria e seguente fase di apnea
– cuscini, asciugamani arrotolati, ed espedienti simili che se è vero possano alleviare lo stress da carico dovuto dall’appoggio del bilanciere sulle spalle, causano uno spostamento del baricentro, perdita di stabilità, controllo e percezione del carico
– velocità di esecuzione pericolose: discese simili a crash test con totale perdita di controllo nell’inversione di movimento.
Nel 2019 abbiamo finalmente capito che l’addestramento alla pesistica NON è assolutamente controindicata in giovani atleti, ma è un dato di fatto che molti atleti si trovano, ahimè, nelle mani di tecnici inesperti che, anziché puntare sulla qualità, puntano sempre sulla quantità, che spesso si traduce in tecniche scellerate che danneggiano a livello motorio e fisico i propri ragazzi.
Prima di pensare alla specificità di un determinato esercizio rispetto allo sport praticato, dovete sapere che l’allenamento della forza risponde al principio di Pareto (o legge dell’80/20): l’80% di quello che facciamo in palestra è comune a tutti gli sport. Infatti, un programma di forza, secondo Michael Boyle dovrebbe SEMPRE prevedere almeno un esercizio di spinta e di trazione, per la parte alta e bassa del corpo, in particolare, un esercizio ginocchio dominante (es. squat) ed uno anca dominante (es. stacco) oltre che lavori complementari su core, flessibilità/mobilità.
Nella stragrande maggioranza degli sport è richiesta una espressione rapida della forza (potenza), da esprimersi unilateralmente o bilateralmente. Più in particolare, mi piace l’idea della logica dei punti di contatto che Amerigo Brunetti, ex-atleta e trainer di Powerlifting, spiega nei suoi corsi sulle powerlift (squat, panca e stacco) e sarebbe interessante da proiettarla in tutti gli sport.
Infatti i punti di contatto dell’atleta nella stragrande maggioranza degli sport individuali e di squadra (calcio, velocità, salti in estensione, elevazione, basket, pallavolo,…) sono con il suolo e con l’attrezzo di gara (p.e. pallone), mentre negli sport di combattimento, bisogna considerare anche i punti di contatto con gli avversari (Judo, lotta greco-romana,…).
Ed è proprio su questi punti che il vostro atleta deve imparare ad esprimere forza, soprattutto tramite un lavoro di consapevolezza/propriocezione dello schema motorio dell’esercizio generale che dovrà aiutarlo ad avere un minimo transfer di tipo neurale e meccanico nel suo sport di eiezione. Come? Questo lo vedremo nella seconda parte di questo articolo.
Alexiules