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Obesità, l’epidemia silenziosa » Dott.ssa Vanessa Di Nepi

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Vanessa Di Nepi Osteopata

Obesità, l’epidemia silenziosa

Ricerche recenti apparse sulla rivista Scientific American sostengono che l’accumulo di grasso corporeo desensibilizza la leptina, quell’ormone che mette a freno la fame comunicando all’ipotalamo quando è sufficiente la quantità di cibo introdotta; questo spiegherebbe perchè più si è grassi più si tende ad accumulare grasso, più non riusciamo a smettere di mangiare. L’obesità aumenta l’attività di un’enzima MMP2 (metalloproteinasi), il quale scinde una parte del recettore della leptina nell’ipotalamo, compromettendo così la funzionalità dell’ormone nel regolare il processo di sazietà.

Prendendo spunto da queste ricerche, mi piacerebbe parlare di un argomento “scomodo” per la maggior parte delle persone che preferisce non sapere quanto l’accumulo di grasso corporeo, (ma non solo… direi la perdita di contatto con noi stessi che si nasconde dietro questo fenomeno ) può essere pericoloso per la salute psicofisica.

In realtà oggi ci troviamo di fronte a un’epidemia silenziosa (come mi piace definirla…), perchè nessuna se ne preoccupa? Siamo un popolo in sovrappeso, i vostri figli sono in sovrappeso, le generazioni future saranno in sovrappeso se non cominciamo a prendere coscienza di questo fenomeno con le dovute precauzioni e non ci attiviamo SUBITO per cambiare stile di vita.

 

OECD.org

 

Vi guardate allo specchio, vi vedete con qualche “chiletto in più” (che anno dopo anno continua ad aumentare) e vi dite che in fondo è tutto normale… con l’avanzare dell’età, con la menopausa nel caso delle donne, fare la dieta è troppo faticoso… muoversi ancora di più …ogni scusa è buona pur di non guardare in faccia il problema.

Ma intanto il corpo continua ad accusare il colpo giorno dopo giorno, pasto dopo pasto e nel medio o lungo termine finirà per utilizzare le sue risorse ammalandosi: è l’ultimo, strenuo segnale per richiedere la vostra attenzione!!!

L’accumulo di grasso corporeo (soprattutto a livello addominale dove favorisce il rilascio di citochine, sostanze infiammatorie) conduce alle malattie degenerative quali: diabete, disturbi nella conduzione nervosa, arteriosclerosi, malattie autoimmuni, patologie degenerative a livello osteo-articolare, disturbi del sonno, depressioni, infiammazioni sistemiche.

Ma questo è un fatto già noto, eppure l’obesità continua a crescere in modo vertiginoso. L’aumento ponderale dipende solo da quello che mangiamo o ci sono anche altri fattori che concorrono? Perchè è così pericolosa questa patologia? La risposta alla prima domanda è affermativa… si, esistono altri fattori importanti che incidono sull’obesità: fattori genetici (il ruolo di alcuni enzimi e ormoni ), fattori ambientali (stress, influenze ambientali, relazioni sociali), stile di vita (alimentazione, attività fisica, qualità del sonno, esposizione al sole, attuazione di scelte consapevoli). È l’equilibrio tra tutti questi fattori a porre le basi per la salute o la malattia. Mi soffermerò in particolare sul primo punto perchè ritengo essere quello di maggior interesse in questo articolo.

Fattori genetici dell’obesità

I grassi… questa parola che mette tanta paura a tutti coloro che cercano di perdere peso (e che non hanno approfondito a sufficienza la questione) in realtà sono il vostro miglior alleato nel perdere grasso e vediamo perchè. Come già spiegato in altri articoli da me scritti (“La correlazione tra il dolore e l’alimentazione moderna”) ci siamo evoluti utilizzando il metabolismo dei grassi, il nostro corpo, i nostri geni, sono settati su questo sistema energetico. Il compito del tessuto adiposo è duplice: da un lato procura un isolamento e ci mantiene caldi, dall’altro lato fornisce energia e una protezione per gli organi interni e per le strutture più deboli.

Le cellule adipose (adipociti) sono di tre tipi: bianche (si occupano di accumulare grassi sotto forma di trigliceridi e sono la nostra riserva energetica), brune (si occupano di produrre calore ), beige (hanno caratteristiche intermedie tra le bianche e le brune). Il grasso entra ed esce dalla cellula (in base ai livelli di insulina e di glucosio presenti nel torrente circolatorio, sotto forma di acidi grassi) per essere usato a fini energetici, se non viene usato ritorna nella cellula adiposa trasformandosi in trigliceride. Gli acidi grassi sono elementi fondamentali per il nostro corpo. QUESTA È LA FORMA CHE IL NOSTRO CORPO UTILIZZA DA SECOLI PER PRODURRE CARBURANTE. Ma se mangiamo troppi zuccheri (compresi farine anche integrali, amidi, lieviti, latticini) il corpo è impegnato a usare il glucosio come energia e stipa i grassi sotto forma di deposito, attivando l’insulina: è quest’ormone a decidere quali elementi usare per fornire energia, il glucosio in eccesso che l’insulina non riesce ad abbassare si trasforma in grasso.

Vorrei fare un passo indietro ai trigliceridi, la forma in cui accumuliamo grasso: gli acidi grassi che entrano nella cellula e si legano ad altre due molecole di acidi grassi e glicerolo danno vita ai TRIGLICERDI (attraverso un processo noto con il nome di esterificazione). I trigliceridi sono molecole molto grandi (al contrario degli acidi grassi che essendo molecole piccole possono attraversare la membrana cellulare) una volta entrate nella cellula non possono più uscire (da qui l’accumulo adiposo) a meno che non vengano scisse di nuovo in acidi grassi e glicerolo attraverso l’ azione dell’insulina. Essa svolge il suo ruolo attivando due enzimi LPL e HSL.

LPL (Lipoproteinlipasi)

LPL (Lipoproteinlipasi) è quell’enzima che si attacca alle membrane di cellule di varia natura (infatti ha recettori su tutte le cellule del corpo ), sequestra gli acidi grassi dal torrente circolatorio e li spinge nella cellula (es. fa entrare grasso nella cellula muscolare dove verrà usato come carburante; nella cellula adiposa rendendola più grassa). Quest’enzima in buona sostanza è quello che ci rende più grassi. Negli uomini la sua funzione è maggiore nel tratto intestinale (di fatto questa è l’area in cui gli uomini tendono ad accumulare più grasso). Con l’avanzare dell’età la diminuzione dei livelli ormonali di testosterone rende ancora più efficiente l’attività dell’LPL. Nelle donne invece l’attività dell’ enzima è più elevata al di sotto della vita (ecco perchè tendono ad avere in quest’area più accumulo adiposo). Incidono anche i livelli di estrogeni che possono influenzare l’enzima LPL (se sono troppo bassi rendono più operoso l’enzima).

HSL (Hormone Sensitive Lipasi)

HSL (Hormone Sensitive Lipasi) è quell’ enzima che rende le nostre cellule più magre, perchè scinde i triglicerici in acidi grassi e glicerolo così che possano attraversare la membrana cellulare, raggiungere il sangue e d essere usati come carburante. L’insulina, anche in quantità minime, inibisce la sua funzione, facendo rimanere i trigliceridi all’interno della cellula adiposa.

Il direttore d’orchestra è sempre l’insulina: se troppo alta aumenta attività dell’ LPL (facendoci accumulare grasso), rende meno efficace l’ormone HSL (il glucosio in eccesso stimola il glicerolo nella cellula ad aumentare, si lega ad altri acidi grassi dando vita a nuovi triglicerdi), inibisce l’enzima LPL delle cellule muscolari (che non usano più le riserve di grasso come fonte energetica ma il glucosio, così i grassi tornano nella cellula).

Decisamente a questi fattori genetici si aggiungono i fattori ambientali(stress, relazioni sociali) e lo stile di vita(alimentazione, attività fisica, qualità del sonno, esposizione al sole), che lavorano in tandem per mantenere il corpo in equilibrio.

Ma perchè questa patologia è cosi pericolosa? Abbiamo visto in precedenza che uno dei ruoli del tessuto adiposo è quello di fornire una protezione agli organi interni. L’adiponectina è una proteina appartenente alla famiglia delle citochine, che viene sintetizzata dagli adipociti bianchi maturi. Essa sembra svolgere un importante ruolo protettivo e antinfiammatorio per gli organi interni. Nell’obesità ( soprattutto femminile) i livelli di questa proteina sono molto bassi, aumentando cosi il rischio di sviluppare tutte le patologie ad essa correlate: insulino e leptino/resistenza, diabete, infarto miocardiaco, artriti e degenerazione ossea.

Gli adipociti, quando aumentano di volume, bloccano l’afflusso di sangue e ossigeno ai tessuti; il corpo, il cui scopo primario è quello di tenerci in equilibrio a tutti i costi, si difende richiamando calcio dalle ossa e trattenendo vitamina D da un lato e dall’altro costringendo il cuore a produrre nuovi capillari: si sviluppa il terreno per tutte le patologie degenerative.

Se aumentano troppo, gli adipociti, per non scoppiare, organizzano la sintesi proteica producendo citochine e macrofagi che aumentano così lo stato di infiammazione sistemica e predispongono alle patologie autoimmuni. Le citochine si producono in assenza di ossigeno, quindi la cellula cambia l’utilizzo del suo substrato energetico, invece di consumare grassi per produrre energia, usa il glucosio presente (glicolisi), che si consumerà molto rapidamente trasformandosi in acido piruvico e poi in acido lattico, aumentando cosi lo stato di acidosi nei tessuti.

Disfunzione mitocondriale

La presenza di glucosio eccessivo in circolo porta anche a una disfunzione mitocondriale: i mitocondri (le nostre centraline energetiche) sono meno attivi e non riescono a svolgere le loro funzioni. L’eccesso di glucosio verrà trasformato dall’insulina in acido palmitico che altera la sensibilità alla leptina (leptino-resistenza). La leptina è molto dannosa anche a livello articolare e cartilagineo perchè è in grado di insinuarsi nel liquido sinoviale corrodendo le articolazioni.

Glicazione

C’è anche un altro fenomeno legato all’eccesso di glucosio che provoca danno articolare è la GLICAZIONE: l’eccesso di glucosio provoca una modificazione irreversibile a livello delle proteine del sangue e dei tessuti dell’organismo, comprese le articolazioni le quali sono particolarmente sensibili e incapaci di riprodursi, quindi una volta distrutte non sono in grado di moltiplicarsi. La cartilagine diventa sempre più fragile fino a sgretolarsi.

Il corpo è in salute quando tutti i fattori (genetici, ambientali, stile di vita) sono in equilibrio tra di loro. Molti di voi mi dicono: ma io sto bene, le analisi sono perfette… eppure vi ammalate con molta frequenza, fate uso di farmaci, dormite male la notte, soffrite di dolori di qualunque natura, la maggior parte sono in sovrappeso, dimostrate il doppio dell’età che in realtà avete…quindi a questo punto non si tratta più di essere sani o malati….ma di qual è la qualità della vostra vita??

Abusiamo del nostro corpo come se fossimo immortali, non ci preoccupiamo di ascoltare i messaggi che con pazienza ci invia, ne violiamo i confini spudoratamente, finendo per sopravvivere più che vivere; e prima o poi il corpo, incapace di resistere a tutti questi insulti perpetrati negli anni, finisce per cedere… Sono un’ottimista e sono convinta che attuando scelte consapevoli, non solo per noi ma anche per i nostri figli è ancora possibile invertire questo processo… ma è necessario ricostruire quei mattoncini che rappresentano i capisaldi per la nostra salute è necessario prendere coscienza, informarsi, scegliere di voler vivere bene anche invecchiando!