22 Dic Latte, un potente modulatore epigenetico » Evoplus
Uno degli alimenti da cui l’uomo moderno è diventato altamente assuefatto e dipendente è rappresentato da un liquido bianco secreto dalla ghiandola mammaria delle femmine dei mammiferi: il latte, in particolare quello prodotto dai bovini.
I prodotti caseari apportano un quantitativo notevole di calorie nella western diet, sotto forma di latte vaccino, creme spalmabili, yogurt, formaggi a pasta dura o morbida e altri intrugli vari come prodotti per sportivi. Anche nella dieta mediterranea latte e latticini rappresentano un gradino importante nella piramide alimentare, il cui consumo è previsto su base giornaliera.
Senza latte non possiamo vivere e il nostro scheletro cadrebbe a pezzi, almeno è cosi che dagli anni ’70 ci hanno inculcato in testa.
Ed è altrettanto interessante notare come le raccomandazioni giornaliere dell’introito di calcio sono progressivamente aumentate di pari passo al boom dell’industria casearia.
Abbiamo veramente bisogno di bere latte vaccino per tutta la vita? Per capire come stanno veramente le cose, chiediamolo a madre natura e osserviamo la nostra evoluzione.
L’introduzione di latte e latticini è un evento relativamente recente nella storia dell’evoluzione umana e questo è il principale motivo per cui oggi, almeno il 65% della popolazione del Vecchio Mondo (Europa, Asia, Africa, Oceania) non conserva la lattasi, l’enzima responsabile per la digestione dello zucchero presente nel latte, il lattosio.
Un deficit di tale enzima fa sì che il lattosio, non potendo essere digerito, raggiunga il colon esercitando un effetto osmotico che provoca richiamo d’acqua e di elettroliti nel lume intestinale: in parole povere chi beve latte ed è intollerante deve correre più velocemente possibile al bagno. Infatti, molte persone scoprono di essere intolleranti al latte proprio perché se la fanno nei pantaloni una, due, tre volte finche non capiscono che le scariche di diarrea vengono proprio causate dal lattosio indigerito e non da qualche batterio o cibo scaduto. Questo insieme ad altri problemi come flatulenza, gonfiore, crampi addominali e nausea sono i sintomi dell’intolleranza al lattosio, sintomatologia dose-dipendente ovvero più lattosio ingerite e più evidenti sono i sintomi.
La diminuzione dell’espressione della lattasi dopo lo svezzamento è un fenomeno normalissimo nei mammiferi, stando a indicare che il latte (quello materno e non di altre specie di mammiferi) è un alimento che andrebbe consumato solo nel primissimo periodo di vita e non per tutta la vita.
La natura ha deciso cosi e l’evoluzione umana ha determinato chi anche dopo lo svezzamento continua ad avere questo enzima e chi no. Infatti, la produzione continua di lattasi durante tutta la vita adulta (persistenza della lattasi) è un tratto geneticamente determinato abbastanza comune nelle persone di origine europea, in alcuni gruppi africani, del Vicino Oriente e dell’Asia meridionale, ma è rara o assente altrove nel mondo. Difficilmente troverete sudamericani e asiatici che tollerano latte e formaggi mentre è altrettanto probabile che troverete uno scandinavo che apparentemente si sia adattato al latte conservando questo enzima [1].
Perché questa distribuzione? Il motivo è chiaro. Vi ricordate la rivoluzione agricola di 10.000 anni fa, in seguito alla quale l’uomo introdusse cereali, latticini e legumi stabilmente nella propria dieta? Uno dei principali focolai di questo cambiamento è situato infatti, e non a caso, nell’odierno vicino Oriente. Non appena i primi individui di popolazioni che iniziarono a consumare stabilmente latte cominciarono a migrare in Europa, portarono con loro anche alcuni geni responsabili per la persistenza della lattasi.
Le altre popolazioni che dall’Africa si spostarono oltre fino all’odierno Sud Est Asiatico o addirittura fino alle Americhe passando dallo stretto di Bering ghiacciato, entrarono a contatto molto più tardi con i cibi della rivoluzione agricola e per questo i loro geni hanno meno esperienza a digerire il latte dopo lo svezzamento.
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Oggi la persistenza della lattasi si trova nelle zone limitrofe al focolaio principale della Rivoluzione agricola di 10.000 anni fa. Secondo uno studio genetico effettuato sui resti di 230 antichi individui nella regione Euroasiatica, la prima apparizione dell’allele (una o più forme alternative dello stesso gene) responsabile della produzione della lattasi anche dopo lo svezzamento, è presente in un individuo che visse tra il 2300 e il 2200 a.C. circa in Europa Centrale [2].
Quindi sembra che chi viene esposto più a lungo a un determinato cambiamento vi si adatta anche in modo migliore. Diciamo “sembra” perché la persistenza della lattasi, che ci fa digerire le nostre tanto amate secrezioni bovine, potrebbe essere un adattamento fallimentare che peggiora la nostra salute. Infatti, la selezione degli alleli per l’enzima lattasi, è stata dimostrata avere un potenziale legame con la celiachia, la colite ulcerosa, la sindrome dell’intestino irritabile e molto probabilmente con tutte le malattie autoimmuni [2].
Oltre al probabile rischio di sviluppare qualche malattia autoimmune, c’è anche un altro grosso problema per chi, equipaggiato ancora con l’enzima lattasi, consuma regolarmente latte vaccino e prodotti caseari.
IL LATTE VACCINO NON È COMPATIBILE COL DNA UMANO
Il latte vaccino e le immunoglobuline bovine contenute in esso possono influenzare la funzione immunitaria nell’intestino predisponendo a malattie nelle vie respiratorie superiori come allergie e asma [3]. Le proteine del latte vaccino possono innescare processi autoimmunitari nell’intestino predisponendo a malattie come diabete di tipo 1 [4.5].
Non significa che se qualcuno riesce a digerire il lattosio, allora il latte vaccino è un alimento adatto al consumo umano. Oggi sappiamo che il latte (di ogni specie) è un forte modulatore epigenetico dell’attivazione dei geni fondamentali per lo sviluppo del metabolismo, del sistema immunitario, dello sviluppo di massa grassa, ossea, muscolare e della pelle [6].
Tuttavia, va tenuto presente che la biologia dei mammiferi limita il consumo di latte al periodo dell’allattamento, ben scritto e conservato nel DNA di ogni specie, uomo incluso.
IL LATTE PROGRAMMA ALLA VITA FUTURA L’ORGANISMO DEI MAMMIFERI e l’uomo deve bere solo latte materno nel primissimo periodo post natale, per promuovere un ottimo stato di salute futura e diminuire il rischio di sviluppare malattie cronico degenerative [6].
IL LATTE MATERNO PROGRAMMA IL CUCCIOLO DI UOMO
IL LATTE VACCINO PROGRAMMA IL VITELLO
Il macchinario epigenetico del latte durante la vita postnatale è di fondamentale importanza per la programmazione metabolica per TUTTA la vita. Il persistente abuso della segnalazione epigenetica del latte attraverso il consumo continuo di latte vaccino pastorizzato aumenta il rischio di sviluppare le “malattie della civiltà” [6].
Infatti, dal 1950 con la distribuzione capillare di frigoriferi domestici l’incidenza di malattie non trasmissibili della civiltà è aumentata costantemente. Una più profonda comprensione delle capacità epigenetiche del latte rende le malattie “non trasmissibili” malattie “trasmissibili” [6].
Il consumo di latte vaccino rappresenta un grave rischio per la salute, perché modifica l’epigenoma umano e la trascrizione epigenetica [6].
Nelle parti successivi di questo post, tratteremo gli errori di espressione epigenetica che il consumo di latte vaccino promuove, risultanti in svariate malattie della civiltà.
Intanto, cercate di stare alla larga dal latte…
Vi preghiamo di condividere e aiutarci a diffondere queste preziose informazioni. Per il bene della salute umana.
REFERENZE
1. https://www.semanticscholar.org/paper/A-worldwide-correlation-of-lactase-persistence-and-Itan-Jones
2. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4918750/
3. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29483908
4. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11115792
5. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30213104
6. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28933365