09 Mar Cosa c’è da dire esattamente sulle “barrette”? » Davide Cabras
Nell’approccio alle barrette il 90% del pubblico ha come riferimento i classici “snack” merendina e si aspetta che questi siano gustosi e prelibati. Invece è da ritenere la barretta un vero e proprio alimento tecnico.
Le barrette si possono suddividere in:
1. Barrette proteiche con quote variabili e tipologie diverse di carboidrati
2. Barrette proteiche a bassi carboidrati (comprese le iperlipidiche)
3. Barrette energetiche
BARRETTE PROTEICHE GENERICHE
Le prime sono essenzialmente degli snack proteici, delle merendine gustose volte a mantenere un buon apporto proteico, ma senza troppa cura della quantità e qualità dei carboidrati e grassi introdotti.
All’interno di questa tipologia troviamo anche molte barrette “sostitutive di pasto”. Per assumere tale dicitura infatti, basta che si attengano alle indicazioni ministeriali sul quantitativo di macronutrienti (comprese fibre e vitamine) da assicurare per la copertura minima a sostituzione di un pasto.
BARRETTE PROTEICHE A BASSI CARBOIDRATI
La seconda categoria riguarda le cosiddette barrette “tecniche”. Esse forniscono la massima dose proteica cercando di ridurre al minimo il quantitativo di zuccheri.
Anche la presenza di grassi è controllata, ma solitamente in questo tipo di filosofia alimentare “low carb” l’essenziale è il controllo insulinico.
Si possono inserire in questa classe le barrette specializzate compatibili con alcune scelte alimentari particolari. Le pezzature delle barrette di queste categorie sono molteplici, dipendono della lavorazione e soprattutto dal tipo di macchine utilizzate dal confezionatore; solitamente si va dai 35 agli 80/100 g.
È importante sapere che, secondo la normativa italiana, uno snack “monodose” deve contenere al massimo 35 g di proteine. Ipotizzando quindi una barretta da 80 g, per avere 35 g di proteine occorre che il suo tenore proteico sia del 43% (percentuale altissima se si intende mantenere la caratteristica di “low carb”).
BARRETTE ENERGETICHE
La terza categoria è quella delle barrette a base quasi esclusiva di zuccheri. La differenza tra queste ultime e gli snack “da bar” è il ridotto quantitativo di grassi (se questi sono presenti dovrebbero essere tecnici, vale a dire utili alla prestazione), e una scelta accurata della tipologia di carboidrati, che tenga conto dei tempi di attivazione e di indice glicemico.
Scommetto che vi starete chiedendo, al di la della spiegazione specifico-generica del prodotto, cosa penso davvero dell’introduzione delle barrette all’interno di una routine paleo?
Se venite da una dieta mediterranea nazional-popolare, possono essere un buon compromesso come spuntino se esclusivamente prive di derivati del latte, glutine e legumi.
Quando la vostra esperienza da “cavernicoli” inizierà a crescere, sarà di norma iniziare a dedicarsi solo ai cibi che natura ci offre. Esse potrebbero essere introdotte solo in una fase di transizione per alleggerire un passaggio che apparirebbe molto drastico.
C’è da dire, infatti, che prima o poi è necessario uscire da quella comfort zone che non ci permette di fare la vera scalata verso la vetta del successo!
Il motto che uso con i miei clienti è questo: “Io vi do le armi, sparare è compito vostro”.
Davide