29 Nov Cannibalismo azteco e consumo di mais: un legame con la carenza di serotonina?
I sacrifici umani e il fenomeno del cannibalismo degli Aztechi sono stati studiati da vari punti di vista, quali il religioso, il sociale, l’economico, l’ecologico, spesso in contrasto o in esclusione l’uno con l’altro. Ma queste varie forme interpretative non necessariamente si escludono a vicenda e possono essere complementari, coesistere e interagire.
L’ipotesi di Michael Harner
Alla fine degli anni ‘70 l’antropologo americano Michael Harner (The Ecological Basis for Aztec Sacrifice, 1977) avanzò l’ipotesi che gli Aztechi potessero aver praticato il cannibalismo per ottenere proteine contenenti tutti gli aminoacidi nelle proporzioni ottimali per il fabbisogno umano.
Gli antichi cacciatori locali avevano completamente sterminato i grandi erbivori nell’area dell’America centrale e perciò gli Aztechi non avevano disponibilità di grandi animali come fonte di proteine, mentre la caccia ai piccoli animali non poteva soddisfare i bisogni di una popolazione in crescita.
In termini di produzione di carboidrati il rimedio fu trovato con successo mediante lo sviluppo dei chinampas (i campi di mais) e di altre forme di agricoltura intensiva, ma l’allevamento di animali domestici fu impedito dalla mancanza di erbivori adatti.
Anche senza la caccia sterminatrice, nell’area centro-americana non ci sarebbero stati ugualmente grandi animali adatti all’allevamento. Tali erbivori infatti avrebbero dovuto essere organizzati in mandrie gerarchiche già allo stato selvatico, nelle quali gli esseri umani, con il processo di addomesticamento, potevano assumere la funzione di capi-branco; dovevano essere resistenti alle malattie e facili da riprodurre. Nessuna delle specie selvatiche centro-americane aveva queste caratteristiche.
Ciò rese la situazione ecologica degli Aztechi e dei loro vicini unica rispetto alle maggiori civiltà al mondo.
L’ipotesi di Harner fu sommersa dalle critiche (Price 1978, Sahlins 1978, Garn 1979, Conrad e Demarest 1984, Carrasco 1995). Tra le più autorevoli e note quella di Ortiz de Montellano, che obiettò che gli Aztechi potevano ottenere tutti gli aminoacidi loro necessari dai cibi vegetali e che il cannibalismo, che avveniva in precisa corrispondenza del raccolto del mais, poteva essere spiegato più come un ringraziamento rituale essenzialmente religioso, che come un bisogno alimentare.
La critica di Ortiz era corretta riguardo alla disponibilità di aminoacidi per la sintesi proteica. È stato in effetti osservato che i problemi nutritivi più evidenti causati dal mais, come le deficienze di niacina (la vitamina PP, che Previene la Pellagra), erano stati risolti: la niacina era preservata da un particolare trattamento dei chicchi (cottura in acqua di calce e essiccazione prima della macinatura) e altri cibi, come i fagioli, potevano fornire quantità sufficienti degli altri aminoacidi indispensabili per la sintesi proteica.
Tuttavia altri ricercatori (come Fernstrom e Wurtman) dimostrarono che il consumo di mais può provocare un’altra deficienza, più subdola di una semplice carenza di aminoacidi: quella della serotonina, uno dei più importanti neurotrasmettitori cerebrali. Spesso le proteine vegetali sono povere di triptofano e in situazioni di stress potrebbero causare la comparsa di comportamenti tipici della carenza di serotonina.
La sintesi neuronale della serotonina
La sintesi neuronale della serotonina è influenzata dalla disponibilità del triptofano (trp) e in particolare è influenzata dal rapporto plasmatico tra quest’ultimo e i “grandi aminoacidi elettricamente neutri” (GAEN, in inglese Large Neutral Amino Acids, LNAAs), insieme ai quali è trasportato attraverso la barriera ematoencefalica da una proteina carrier e con cui è in competizione.
I livelli di trp cerebrale crescono quando aumentano i suoi livelli ematici, oppure cadono i livelli ematici di uno o più degli aminoacidi competitori (GAEN) e il valore del rapporto “trp/GAEN” è influenzato dalla composizione aminoacidica della dieta: una dieta a basso rapporto ““trp/GAEN” riduce la sintesi di serotonina cerebrale.
Sperimentalmente è stato dimostrato che una deficienza di serotonina può essere causata da un’alimentazione basata sul mais, che tra i cereali utilizzati per l’alimentazione umana, ha un rapporto “trp/GAEN” molto basso. Secondo Fernstrom e Wurtman diete basate sul mais possono modificare l’attività funzionale di un importante gruppo di neuroni cerebrali.
L’intero sviluppo del sistema nervoso degli Aztechi avveniva in presenza di una cronica carenza di triptofano: durante la vita fetale, durante l’allattamento (è stato dimostrato che il latte di madri nutrite di mais è carente di trp) e nell’infanzia, quando mais e fagioli erano i cibi principali, quindi è ragionevole supporre in loro una carenza di serotonina seguita da comparsa o aumento dei comportamenti collegati a questa carenza.
Serotonina e comportamento
La carenza di serotonina causa diverse conseguenze, come la tendenza verso un comportamento aggressivo, l’incremento della competizione intraspecifica, l’incremento del pensiero magico e del fanatismo religioso, l’epilessia del lobo-temporale o l’attrazione per il fuoco.
Dati storici hanno rivelato che il cannibalismo si verificava con maggior frequenza nel periodo dell’anno in cui la dipendenza dal mais era maggiore, supportando l’ipotesi di Ernandes e collaboratori che la mancanza di serotonina tra gli Aztechi avrebbe potuto da un lato accentuare il loro comportamento religioso e aggressivo, dall’altro condurli, inconsapevolmente, verso l’antropofagia per attenuarla quando eccessiva (aumento del valore di “trp/LNAAs” per mezzo di proteine umane).
La guerra e il fervore religioso erano peculiarità delle culture mesoamericane, e in particolare di quella azteca, caratterizzata da sacrifici umani su larga scala e cannibalismo, al punto che Levi-Strauss, in “Tristi tropici“, arrivò a descrivere gli Aztechi come affetti da “un’ossessione maniacale per sangue e tortura”.
In tempi più recenti questi studi furono ripresi da Michael Ernandes, studioso di neurobiologia e alimentazione, che nel 2002 pubblicò sulla rivista “The Mankind Quarterly” un articolo sulle origini neurobiologiche ed evolutive della religione intitolato “Aztec Cannibalism and Maize Consumption: The Serotonin Deficiency Link”.
“The Mankind Quarterly” ricevette notevoli critiche e fu accusato di dar fondamento a idee razziste. Ma la tesi di Ernandes e dei suoi colleghi non era affatto razzista, essendo fondata sul presupposto che la fisiologia cerebrale dei popoli mesoamericani è la stessa di tutti gli esseri umani, e giungendo alla conclusione che le peculiarità culturali e comportamentali delle popolazioni mesoamericane erano dovute a fattori ambientali (cioè diete a base di mais).
Fonti:
F. Bandini, Origini del sacro e del pensiero religioso, Quaderni di etnologia archeologia sacro, Alinea, 2008.
M. Ernandes, R. Cedrini, M. Giammanco, M. La Guardia, A. Milazzo, Aztec Cannibalism and Maize Consumption The Serotonin Deficiency Link, 2002.