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Biohacking Made in Italy: intervista a Matteo Cozzi

Intervista a Matteo Cozzi di Francesca Pietrobon

Matteo Cozzi è fondatore del blog Avocado Tree e titolare del progetto Cyrcared. Dopo essersi dedicato per anni allo studio e alla divulgazione delle più recenti ricerche internazionali sul tema della crescita personale e del miglioramento delle prestazioni, oggi può essere considerato una delle figure più interessanti e promettenti nel panorama italiano del Biohacking.

Ciao Matteo, ti ringrazio davvero tanto di aver accettato questa intervista. Ammetto che non è stato facile scegliere le domande perché dal giorno in cui ci siamo conosciuti alla 3^ edizione del Paleomeeting di Rimini (2016) ho continuato a seguirti con interesse, se non altro perché ti ho sempre percepito come una persona più indipendente e più curiosa della media (non a caso qualcuno ti definisce “nerd”, sei d’accordo con questa definizione?). Prima di passare alle domande vere e proprie vorrei però che raccontassi qualcosa di te, spiegando in poche parole a chi non ti conosce perché e quando hai intrapreso il percorso che ti ha portato dove sei adesso.

Ciao Francesca, grazie per avermi invitato. Solitamente sono abituato a farle io le domande!

Mi potrei definire sicuramente un nerd, nel senso che sono estremamente curioso e amo imparare -e raccontare- cose nuove.

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Avocadotree.blog è il blog di Matteo Cozzi. “Ho deciso di creare questo blog per condividere con gli altri le esperienze e le conoscenze che sto cercando di accumulare lungo il mio percorso di crescita personale. Il mio obiettivo è migliorare me stesso giorno dopo giorno in qualunque aspetto della vita e nel farlo vorrei fornire anche agli altri sullo stesso percorso le strategie che utilizzo”.

Ho iniziato con la Paleodieta leggendo Robb Wolf in circa due giorni, nell’estate del 2013. Ricordo nitidamente la spossatezza che avevo dopo aver mangiato la pizza il sabato sera, ed in generale la mia salute non era al meglio. Così, da appassionato di dolci e carboidrati sono passato ad una Paleo low carb. Ho continuato a studiare e nel 2016, in un periodo non felice della mia vita, ho deciso di mettermi a nudo sul blog Avocadotree, dove parlavo – e parlo tutt’ora – di alimentazione e stile di vita ma anche di crescita personale. Ho avuto modo di intervistare i massimi esperti in diversi campi. Dopodiché, più di recente, ho deciso di metterci la faccia e iniziare anche ad aiutare le persone tramite le attività di coaching basate sulla mia esperienza (più info qui).

Ho letto diverse definizioni di biohacking. Come lo spiegheresti in modo semplice e convincente a chi non ne ha mai sentito parlare e qual è invece la definizione più significativa per te o quella che ti ha colpito di più?

La definizione classica è: “l’arte e scienza di alterare l’ambiente interno ed esterno al fine di ottenere la massima performance e longevità.” La trovo piuttosto azzeccata e la condivido. Si tratta di scienza, perché si basa sulla ricerca scientifica ma anche di un’arte perché occorre sperimentare in prima persona. Nel biohacking si lavora per obiettivi, chiaramente se vuoi crescere in palestra dovrai adottare strategie diverse rispetto a chi vuole vivere 120 anni.

Quindi ora per te il biohacking è un’attività a tempo pieno o ti dedichi anche ad altro? Che tipo di persone di solito si rivolgono a te per una consulenza?

A tendere diventerà la mia attività a tempo pieno, per ora è una passione remunerativa. Le persone che si rivolgono a me vogliono migliorare la loro salute e il loro stile di vita. Tuttavia, nella mia esperienza ho capito che agire solo sul corpo non è sufficiente, per questo ho sviluppato un’attività di coaching che prende in considerazione anche gli aspetti mentali e spirituali. Il mio obiettivo è aiutare le persone a esprimere il loro massimo potenziale e a crescere come esseri umani. Il biohacking è un tassello del tutto.

Chi sono, se ne hai, i tuoi punti di riferimento in questo panorama, le personalità che hanno avuto o hanno tuttora un peso particolare nella tua formazione?

Devo molto ad Angelo e Alessio di Evolutamente, che mi hanno insegnato tantissimo. A loro va la mia gratitudine. Ringrazio anche Manlio e Maura del gruppo Biohackers Italia per avermi accolto. Per il resto, più che le personalità preferisco scegliere le fonti giuste. Fonti che si sono evolute nel corso del tempo, così come si sono evolute le mie credenze: prima Robb Wolf, poi Dave Asprey, poi Jack Kruse, e chissà in futuro…

Spesso i biohacker affermano di utilizzare strumenti di misurazione specifici per determinare se le cose che stanno facendo stanno producendo dei risultati (“If you can’t track it, you can’t hack it.”). Hai delle esperienze in merito, degli hacks che ti hanno portato risultati più interessanti di altri?

La Self-quantification è un’area del biohacking da padroneggiare per sfruttare al meglio tutte le altre. A essere completamente onesto sono un po’ pigro e non amo entrare nei numeri quando si tratta di “hacks.” Mi baso molto sull’intuito e su come mi sento a seguito degli interventi. In generale consiglio di misurare i parametri importanti ma senza farla diventare un’ossessione.

In uno dei tuoi podcast parli del tuo percorso di avvicinamento dalla paleo classica a una dieta paleo chetogenica e poi carnivora. Come risponderesti ai sostenitori di una dieta paleo alcalina o a chi ritiene l’apporto di fibre vegetali fondamentale per il benessere del microbiota? Credo che la maggior parte delle persone potrebbe essere confusa da tutte queste informazioni…

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Matteo Cozzi Biohacking su Spotify

Sul tema fibre rispondo con relativa facilità. Ci sono ormai diversi studi che dimostrano come le fibre non apportino alcun beneficio all’intestino, anzi rimuovendo le fibre i sintomi intestinali migliorano o addirittura scompaiono. I primi risultati sul microbiota dimostrano che praticamente non ci sono cambiamenti se si eliminano le fibre o i carboidrati. Non ci sono ancora paper scientifici in merito ma quello che va capito è che l’uomo non è una macchina. Ci sono dei meccanismi di bilanciamento complessi e dire che unicamente le fibre sono fondamentali per il nostro microbiota non sembra vero.

Sul tema alcalinizzazione la questione è più controversa. Alcune persone che iniziano un protocollo di alcalinizzazione hanno dei benefici, altre no. Questo significa che alcalinizzare può essere uno dei tanti strumenti a disposizione. Come altri interventi non è una panacea. Allo stesso modo la dieta carnivora è un altro degli strumenti a disposizione.

Le persone sono confuse perché si aspettano un mondo bianco o nero. La verità è che occorre fare ragionamenti più complessi sui diversi temi e prendere in considerazione molte variabili. La salute è da sempre una zona grigia perché siamo tutti diversi e rispondiamo diversamente agli stessi stimoli. Per questo il biohacking è un’arte.

Nella mia esperienza non esiste un’unica soluzione ad un singolo problema o una soluzione a tutti i problemi. In altre parole, non esiste la pillola magica.

Parliamo di vitamina C. Sono curiosa di sapere la tua opinione perché è un argomento che mi ha sempre lasciato perplessa. Sappiamo che gli umani hanno perso la capacità di sintetizzare questa vitamina circa 60 milioni di anni fa (ci manca l’enzima L-gulonolattone ossidasi richiesto nell’ultima fase della sintesi della vitamina C dal glucosio). Per questo motivo, dobbiamo consumare la nostra vitamina C o rischiare le conseguenze ben note della sua mancanza (affaticamento, debolezza, malattie gengivali, scarsa guarigione delle ferite, scorbuto, fino alla morte per infezione o sanguinamento :D). Ma noi sappiamo anche che l’evoluzione non avanza per percorsi casuali. Seleziona per vantaggi. E quale sarebbe il vantaggio evolutivo di non sintetizzare una vitamina così essenziale? E perché adesso dovremmo integrarla, secondo alcuni in modo anche massiccio per trarne i massimi benefici (fino a tolleranza intestinale)? Ho letto una risposta interessante a questa domanda da parte di un tuo “collega”, ma vorrei sapere come la pensi tu indipendentemente dalla sua interpretazione.

Domanda alla quale nessuno potrai mai risponderti. Posso azzardare l’ipotesi che, poiché reperibile con l’alimentazione, non è stato più necessario sintetizzarla. Non credo sia necessario integrare in condizioni naturali, ma poiché oggi non viviamo in condizioni naturali, potremmo considerare di integrare la vitamina C per il suo ruolo “antiossidante” più che per evitare le carenze. Ma come per tutto, provate, se non trovate benefici potete mollare senza conseguenze.

Conoscendo la tua avversione (o meglio, la tua cautela) nei confronti dell’assunzione esogena di molti micronutrienti mainstream anche nel mondo paleo evolutivo, mi ha incuriosito vedere che ti sottoponi a iniezioni di glutatione. Ammetto la mia completa ignoranza sull’argomento, potresti raccontarci qualcosa di questo antiossidante e del perché, come e quando regolarne una eventuale integrazione?

Si, il glutatione è stato un esperimento. Il mio è un approccio pratico, ovvero non parlo mai di un argomento senza averlo provato sulla mia pelle. Questo vale per la dieta carnivora, per la vitamina C e per tanto altro. Per darti un’idea ho anche mandato giù larve di insetti vive e una sostanza comunemente usata per disinfettare gli acquari (ma non provateci!).  La mia missione come divulgatore è dare informazioni reali e non parlare per sentito dire. Ho voluto provare il glutatione come test, per capirne gli effetti. Il risultato? Deludente, ed il costo eccessivo. Ad oggi direi che assumere glutatione esogeno è pressoché inutile, gli interventi da fare sono ben altri e ben meno costosi.

Ci racconti qualcosa di Cyrcared (com’è nata, sviluppi, nuovi progetti…)?

L’idea è nata quando mi sono accorto che non si faceva altro che parlare dei benefici della luce rossa, ma non esistevano in Italia prodotti basati su questa luce ad un costo accessibile a tutti. La vision del brand è sensibilizzare le persone al rispetto del ritmo circadiano, tramite la luce rossa. I primi prodotti sono nati per testare il mercato e capirne le potenzialità. A breve arriverà un nuovo prodotto di estrema qualità.

Come ti vedi nel futuro?

A essere sincero non lo so. La mia traiettoria è in continua evoluzione. Sicuramente voglio vivere di quello che amo fare, ovvero aprire gli occhi alle persone e aiutarle a crescere, anche nell’ambito della salute.

Attraverso quali canali possiamo continuare a seguirti o contattarti?

Mi trovate su Instagram, Facebook e Youtube con il nome Matteo Cozzi biohacking.

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