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Perché il movimento Paleo sta morendo (ma non in Italia) » PaleoAdvisor

Nell’estate del 2016 il medico svedese Dr. Andreas Eenfeldt , fondatore dell’autorevole blog Diet Doctor, pubblica sul suo sito questo articolo:

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Dr. Andreas Eenfeldt

Dai un’occhiata a questo post di Instagram di Paleo f(x) – una delle più grandi organizzazioni Paleo.

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Ha perfettamente senso, vero? Perché sappiamo tutti che gli uomini delle caverne bevevano bibite zuccherate artificialmente in estate, mentre mangiavano lecca lecca. Quindi perché non venderli?

È un’illustrazione perfetta del declino del movimento Paleo. Una volta, molti anni fa, si trattava di una potente rivoluzione, di un massiccio miglioramento della salute delle persone. Ora si tratta di vendere barrette di cioccolato. O maionese. O anche soda.

Ecco cosa sta succedendo alle ricerche su Google della parola “paleo” negli ultimi anni:

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Scendono. Velocemente.

È triste, perché tornare a uno stile di vita evolutivamente normale è molto importante per la salute futura dell’umanità. Ma sfortunatamente la “Paleo” si sta trasformando in uno scherzo e le persone a capo del movimento hanno solo se stesse da incolpare.

Forse si può ancora fare qualcosa per invertire la rotta, ma ciò richiederebbe un’azione drastica, credo. Cosa ne pensate?

Come si è evoluta la situazione nel 2019? 

Sfortunatamente, il trend negli Stati Uniti – l’area geografica presa in esame da Andreas Eenfeldt – ha continuato la sua discesa verso il basso.

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Grafico delle ricerche per argomento “Paleodieta” negli Stati Uniti dal 2004 al presente (Google Trends)

Lo stesso declino di interesse si osserva se si estende la ricerca a tutto il continente (prevedibilmente, gli Stati Uniti la fanno da padrone).

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Grafico delle ricerche per argomento “Paleodieta” in tutto il mondo dal 2004 al presente (Google Trends)

Un po’ diversa la situazione in Italia: nonostante una battuta d’arresto analoga a quella verificatasi nel resto mondo dall’inverno 2014, l’interesse, invece che calare, pare essersi stabilizzato.

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Grafico delle ricerche per argomento “Paleodieta” in Italia dal 2004 al presente (Google Trends)

Ma osserviamo anche altri grafici: nel mondo l’interesse – da non confondere necessariamente con una approvazione –  per il veganismo, al contrario di quello per la Paleodieta, sta continuando a salire.

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Grafico delle ricerche per argomento “Paleodieta” e “Veganismo” in tutto il mondo dal 2004 al presente (Google Trends)

Ancora diversa la situazione in Italia, ancora una volta positivamente: l’interesse per la filosofia vegana, in controtendenza con il trend globale, sta chiaramente diminuendo. Tuttavia è impressionante il volume delle ricerche, se comparato a quelle inerenti alla Paleodieta, che è tale da rendere indistinguibili e irrilevanti le oscillazioni del rispettivo grafico. Un dato che fa sicuramente riflettere sul livello di diffusione della conoscenza di questo stile di vita e alimentare nel Bel Paese.

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Grafico delle ricerche per argomento “Paleodieta” e “Veganismo” in Italia dal 2004 al presente (Google Trends)

Conclusioni

Alla luce di tutte queste considerazioni emergono, a mio parere, due importanti riflessioni: la potenzialità di diffusione della conoscenza – se non della, auspicabile, applicazione concreta – dello stile di vita e alimentare Paleo – con tutti i suoi comprovati benefici per la salute fisica e psicologica dell’individuo – è, nel nostro paese, ancora altissima. Il consolidamento del trend, pur non essendo una crescita, rappresenta comunque un segnale in controtendenza rispetto al resto del mondo. Probabilmente proprio la sua scarsa diffusione a livello “popolare” ne sta proteggendo la genuinità e la credibilità dalle manipolazioni e dalle distorsioni dell’industria, come rilevato, per il resto del mondo, dall’articolo di Andreas Eenfeldt.

Se vogliamo evitare che un’intuizione così brillante e di valore per la salute finisca vittima, anche nel nostro paese, della disinformazione e del relativismo imperante, un’unica strada è percorribile: promuovere ed essere solidali con tutte le attività che si impegnano veramente per produrre cibo vero secondo standard di qualità e sostenibilità e dare sempre maggiore visibilità ai professionisti che riconoscono come validi i principi teorici tracciati dai testi fondamentali della ricerca di orientamento evolutivo, dimostrandone coerentemente l’applicazione anche nella pratica professionale.

Da questo ideale è nato PaleoAdvisor. Sfidiamo il futuro!

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Francesca Pietrobon PaleoAdvisor Founder

Non c’è D senza K, non solo per la salute delle ossa » Dott.ssa Irene Palazzi

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Dott.ssa Irene Palazzi Dietista

Non tutti conoscono l’esistenza, quindi il ruolo della vitamina K2. Più famosa è la vitamina D che nella sua forma attiva D3 (1,25- diiidrossicolecalciferolo) è coinvolta non solo nel metabolismo osseo permettendo il riassorbimento di calcio e fosforo a livello intestinale, del calcio anche a livello renale, ma che agisce anche come ormone, un messaggero che porta il segnale a un distretto del corpo lontano fino al nucleo delle cellule che predispongono una risposta specifica.

La sua importanza la si riconosce correlando una sua insufficienza ematica, al di sotto dei 30 ng/ml, all’insorgere delle malattie autoimmuni (psoriasi, diabete di tipo 1, tiroiditi autoimmuni, ecc..), della fibromialgia, di malattie infiammatorie croniche intestinali, a sintomi legati alla depressione, all’aumento del rischio di tumore in generale, a malattie cardiovascolari.

Ma cosa dire della misconosciuta vitamina K2?

In realtà esiste una famiglia di vitamina K, di diverse forme chimiche, ma senza addentrarsi nella chimica più complessa e, per chi ne è appassionato, meravigliosamente esplicativa riguardo i meccanismi che rendono possibile la vita, metterò brevemente la lente di ingrandimento sulla funzione della K1 o fillochinone e la K2 o menachinone (MK) la quale a sua volta si differenzia in MK-4 MK-7 MK-10, e altre.  

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La vitamina K in genere attiva un numero di speciali proteine nel corpo che hanno ruolo di enzimi, i quali permettono le razioni chimiche di costruzione o divisione di molecole o attivazione o inibizione di ormoni nel nostro organismo, insieme a degli “aiutanti” chiamati cofattori enzimatici.

Vitamina K2 e osteocalcina

La vitamina K2 di tipo MK-7 è cofattore che aiuta la carbossilasi vitamina K-dipedente, l’enzima che attiva l’osteocalcina. Che complicata la vita, ma siamo solo ai primi step.

L’osteocalcina è un ormone di natura proteica che, se attiva, oltre ad aumentare la sensibilità insulinica, migliorare la salute metabolica e ormonale, a incrementare la resa delle prestazioni sportive, permette di far entrare il calcio nei denti e nelle ossa.

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La proteina GLA della matrice

C’è un’altra proteina MGP (proteina GLA della matrice), che impedisce che il calcio venga depositato nei tessuti molli (pelle, vene, arterie) e la sua produzione è stimolata dalla vitamina K2 dalla forma MK-4.

Negli animali e nell’uomo quando la MGP è scarsa o inattivata, c’è un fortissimo rischio di calcificazione dei vasi sanguigni che concorre all’alterazione delle funzioni endoteliali delle arterie quindi all’innesco di eventi cardiovascolari.

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La situazione diventa più drammatica se a ciò si aggiungono fattori di rischio cardiovascolari come glicemia elevata, pressione sanguigna alta, colesterolo LDL-C ossidato (alti livelli di lipoproteina-a), displipidemie, omocisteina alta, ecc.

Ed è ormai risaputo che quando alle ossa manca un mattone fondamentale quale è il calcio, ci si predispone a quella condizione di osteopenia che è anticamera dell’osteoporosi.

Inoltre la forma MK-4 regola in positivo l’espressione genica (ne accende alcuni coinvolti nella riproduzione degli ormoni sessuali, ne spegne altri coinvolti nei processi di cancerogenesi).

Vitamina K2: le fonti alimentari

Esistono fonti alimentari animali preferenziali dove si possono trovare vari gradienti di concentrazione di vitamina K2 (la forma attiva ed utile): carni di animali nutriti a erba (manzo, maiale, polli sempre allevati a foraggio), tuorlo d’uovo di galline cresciute all’aria aperta e al sole, nutrite secondo natura quindi con lombrichi, insetti ed erbe spontanee.

Perché è importante l’alimentazione ad erba?

In essa (e nei vegetali che mangiamo noi umani) si trova la forma di vitamina K1 la quale è legata alla clorofilla (quella molecola che dona il colore verde alla vegetazione) e viene convertita in K2  dal metabolismo dell’animale (e in quello dell’uomo? Verrà convertita con la stessa efficacia?) che ritroveremo nei tessuti muscolari delle carni. Ecco una ragione in più per non consumare uova convenzionali, bestiame, pollame e animali allevati con metodi non sostenibili e contro natura e mangimi non green.

Inoltre se essi si nutrono di mangimi costituiti da mais, soia e cibo non green, assumeremo anche gli acidi grassi omega-6 dai quali derivano, infiammatori e nemici per il cuore, anziché acidi grassi omega-3, alleati ed antifiammatori. Così come altre sostanze derivate dal grano come le lectine, proteine che mimano l’azione insulinica, aumentano l’insulino-resistenza e la leptino-resistenza, contribuendo al rischio di obesità e comorbidità di origine infiammatoria soprattutto a livello intestinale.

[Leggi anche: Il consumo di carne rossa allunga la vita | Grass Fed Italia]

Quindi cosa è bene tenere presente?

Assumere calcio sì, per una dose di 1000 mg/die per la popolazione generale e relative modificazione personalizzate per le fasce d’età e stati parafisiologici particolari (infanzia, gravidanza, senilità, sportivo agonistico, malnutrizione), ma non senza adeguati apporti di vitamina D3 (in media 2000UI/die) per l’assorbimento di tale minerale e non solo.

La vitamina D3 si ottiene principalmente con i raggi UV del sole a partire dal suo precursore che si trova nella nostra pelle, che deriva dal colesterolo, e poi attivata in organi specifici del corpo e da alcune cellule.

[Leggi anche: L’Ormone D, più che una semplice vitamina | Dott. Francesco Balducci]

Poco si ottiene dalla dieta, e gli stessi alimenti in cui è presente – fase grassa del latte e derivati, funghi per la forma vegetale e non attiva D2, alghe, pesce grasso – potrebbero non essere indicati per altri motivi come reazione avverse a tali alimenti o intolleranze franche, condizioni di immunità alterate, patologie metaboliche,  condizioni cliniche oncologiche.

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Primal K2 200 – Vitamina K2/MK7 – No Soia, No Glutine, No Lattosio

Ma soprattutto assumere K2 in dosi giornaliere auspicabili di 100-200 µg/die (attenzione specifica per chi assume farmaci anticoagulanti e per chi soffre di nefropatie). Non si deve dimenticare che la K2 non viene conservata facilmente nel corpo, pertanto è indispensabile una sua assunzione costante, che verrebbe assicurata attraverso un regime alimentare che preveda alimenti veri, interi, di stagione e locali.

La via della supplementazione attraverso integratori specifici dovrebbe essere considerata a mio avviso di più di quanto non si faccia attualmente, in quanto è difficile raggiungere la quota ottimale di K2 attraverso la sola dieta nella nostra società troppo industrializzata.  

Dott.ssa Irene Palazzi

 

[Leggi anche: “BIG 5” integratori che non dovrebbero MAI mancare nel tuo scaffale | Alessio Vilardi]

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Lo Stacco da Terra: benefici e tecniche di esecuzione » Manuel Matarazzo

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Manuel Matarazzo Personal Trainer BIIO System

Prima di iniziare a parlare dell’esercizio in sé, vorrei brevemente raccontare il mio percorso di avvicinamento allo stacco (e non solo).

Vorrei specificare che il mio primo sport è stato il pugilato, che ho praticato dall’età di 14 anni (adesso ne ho 38 per intenderci).

Come potreste intuire negli anni ’90 la vecchia scuola (per lo meno dove mi è capitato di praticare la nobile arte) non prevedeva l’allenamento con sovraccarichi, se non i classici manubrietti da 2/3 kg, perché secondo le vecchie teorie prese in considerazione dagli allenatori, i pesi “legavano, imballavano”, etc.

A questa convinzione naturalmente ho creduto anch’io, fino a che, per ragioni di estrema magrezza o meglio secchezza muscolare (grazie agli allenamenti aerobici e anaerobici lattacidi che tassativamente si applicavano), mi avvicinai prima al Bodybuilding, grazie ad un Natural bodybuilder di nome Luca Romani, il quale (per farla in breve) mi spiegò che tutte quelle mie convinzioni fino ad allora acquisite erano sbagliate.

Naturalmente all’inizio non è che mi convinse tanto, finché un bel giorno mi portò con sé in palestra e da lì iniziai un percorso che tutt’ora porto avanti come Personal Trainer. Dico questo perché da quel momento mi innamorai di una disciplina che fino ad allora era a me semisconosciuta, ovvero il Bodybuilding.

Quindi, insieme alla boxe, saltuariamente mi rifugiavo in palestra di pesi, fino a che un bel giorno, a Genova, nella palestra di pugilato situata sotto la mitica gradinata Nord del GENOA (nota come storica “Fossa dei Grifoni”), mi resi conto che nella palestra parallela di Lotta Greco Romana c’era un gruppo di powerlifter e lottatori che si allenavano come bestie, tra cui, un noto powerlifter di Genova col quale iniziai (sempre in concomitanza con la boxe) ad allenarmi.

Spendo due parole in merito a questa persona, perché prima di allora non avevo mai incontrato un atleta così grosso e forte (140 kg di cristiano, 90 cm di coscia, 60 cm di collo e 60 cm di braccio). Per darvi un’idea di chi fosse, cito alcuni dei suoi carichi in allenamento, nei quali partecipai come “aiutante”: nello squat fece massimali con 400 kg, nel good morning 300 kg, 160 kg di curl bilanciere, con il lento avanti faceva allenamenti per le spalle con 210 kg .

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Insomma, questa fu la mia prima palestra in cui praticai lo Stacco con bilanciere olimpionico, caricato a sua volta con dischi olimpionici (ancora oggi ho in mente quell’immagine).

I primi risultati ottenuti grazie al powerlifting sono stati sorprendenti: nel pugilato avevo migliorato la velocità, ma la cosa incredibile era l’adrenalina che riuscivo a scaricare negli allenamenti.

Ai tempi non c’erano (o perlomeno, io non le conobbi) tutte le tecniche che oggi invadono i social, c’era soltanto gente tosta che si allenava e sapeva quello che faceva, per capirci, non girovaga con la scheda ed i guantini per paura di provocarsi i calli alle mani, ma questa è un’altra storia…

NELLO SPECIFICO, COS’È LO STACCO DA TERRA?

È un esercizio multi-articolare per eccellenza, insieme allo squat e alla panca orizzontale, senza il quale i bodybuilder e soprattutto i soggetti natural, non avrebbero i risultati desiderati.

TECNICHE DI ESECUZIONE

Esistono diversi modi di esecuzione, ne elenco alcuni:

  • STACCO CLASSICO (detto anche “REGULAR”)
  • STACCO STILE SUMO (o MEZZO SUMO)
  • STACCO CON TRAP BAR
  • Altri tipi di stacco specifici come per esempio lo STACCO A GAMBE TESE

Lo STACCO DA TERRA CLASSICO coinvolge principalmente i muscoli lombari, grande gluteo, grande dorsale e grande rotondo; lo STACCO DA TERRA CON TRAP BAR coinvolge i muscoli quadricipiti, parte superiore del trapezio; STACCO STILE SUMO coinvolge i muscoli grande gluteo, ischio crurali, adduttori, quadricipite femorale, trapezio, ma non solo… coinvolge anche i muscoli profondi della schiena.

Grazie a questa sua grande azione sinergica con i vari gruppi muscolari, impegna l’organismo in maniera consistente a tal punto da incrementare anche la produzione di ormoni anabolici ed avere così un risultato ottimale, sia in termini di aumento della forza, che di ipertrofia muscolare e aumento della libido.

A CHI È CONSIGLIATO QUESTO ESERCIZIO?

Direi a tutti i praticanti di qualsiasi sport, soprattutto di quelle discipline come il rugby, l’atletica, la boxe, MMA, il calcio, nei quali il rischio di infortunio è elevato, al gentil sesso ed a tutte persone che vogliono mettersi in forma.

Per concludere, quando eseguite lo stacco non pensate ad un classico allenamento, bensì come se stesse lottando per la sopravvivenza (proprio come nel paleolitico durante una lotta), solo così avrete un atteggiamento ottimale verso un esercizio così brutale.

Buon stacco da terra a tutte/i!

Manuel Matarazzo